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CIMO-FESMED e CIMOP: “Stop alla favola del privato, si favoriscono solo gli imprenditori a discapito dei lavoratori”
Roma, 10 maggio 2024 - “La fumata nera per il tentativo di conciliazione dopo lo stato di agitazione di lavoratrici e lavoratori a cui si applica il Contratto della Sanità Privata Aiop e Aris, conferma un dato di fatto: è ora di fermare la narrazione di una vera e propria favola secondo cui si favorisce sempre il privato, quando in realtà si favoriscono solo gli imprenditori a discapito dei lavoratori”. Così i vertici di Cimo-Fesmed e CIMOP secondo cui lo stato di agitazione proclamato da Uil-Fpl, Fp-Cgil, e Cisl-Fp ripropone il tema dei lavoratori del comparto privato in attesa di un rinnovo ormai decennale.
“Da un lato i datori di lavoro hanno ricevuto fondi ad hoc dalla legge di bilancio al fine di ridurre i tempi di attesa, ma dall'altro con l'attuale atteggiamento mostrano di ignorare le esigenze legittime di chi lavora in quelle strutture. Per cui è giunto il momento di sfatare un tabù: anche lo storytelling è stato distorto fin dall'inizio. Verso il privato sono state dirottate le risorse a tutto vantaggio degli imprenditori, non dei lavoratori, costruendo un mondo distorto dove c'è chi si erge a difensore della forza lavoro quando invece ne mortifica lo spirito. La categoria dei professionisti della sanità privata attende il rinnovo di un contratto scaduto ormai da 20 anni, uno status quo non più accettabile che mortifica persone prima che lavoratori. Al Ministero della Salute lo sanno, nelle aule parlamentari e in Regione anche, eppure tutti fanno finta di niente. La dignità dei professionisti della salute, medici, infermieri e tecnici continua ad essere calpestata nell’assordante silenzio di tutti”.
CIMO-FESMED: Decreto liste attesa, auspichiamo più interventi strutturali
Il presidente Quici: Rilanciare offerta sanitaria, adeguare organici, combattere medicina difensiva, liberalizzare la professione medica
Roma, 30 aprile 2024 - “L’imminente decreto sulle liste di attesa, annunciato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, offre l’opportunità di esprimere il nostro punto di vista su una questione particolarmente sentita sia dai cittadini che dagli operatori sanitari. Affrontare, in sanità, la questione tempi di attesa è un po’ come approcciare un paziente con una patologia multiorgano che necessita di terapie specifiche, ma che invece viene curato con placebo. Le cause le conosciamo tutti: la ridotta offerta sanitaria, la carenza di risorse umane, l’inappropriatezza delle prestazioni, l’approccio demagogico verso la libera professione del medico”. A dichiararlo è Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED.
“Intanto in Italia – prosegue Quici – oggi ci sono oltre 2,12 milioni di famiglie che vivono in assoluta povertà, circa 6 milioni di famiglie che si trovano in una condizione di povertà sanitaria e 25,2 milioni di famiglie italiane che mediamente spendono poco meno di 1.500 euro l’anno per curarsi, con una spesa per out of pocket aumentata di 10 mld (oggi circa 40 mld) tra il 2019 e il 2022. Il tutto in un contesto, più ampio, che vede gli attuali LEA del tutto insufficienti con una sanità integrativa che diventa sempre di più sostitutiva. Quindi occorre una terapia molto più articolata che aggredisca contemporaneamente più cause”.
“Innanzitutto, dopo decenni di tagli a strutture e risorse umane, occorre rilanciare l’offerta sanitaria per iniziare a soddisfare i bisogni di salute espressi e inespressi. Ha ragione FIASO – afferma il presidente CIMO-FESMED - quando afferma che il 30% delle richieste sono inappropriate, ma quante altre prestazioni sono inaccessibili ai cittadini per effetto della chiusura degli ambulatori o per il non ottimale utilizzo delle sale operatorie per carenza di medici? Esiste sempre uno stretto rapporto tra offerta sanitaria ed organizzazione legato alle risorse che le aziende sono in grado di mettere a disposizione. In secondo luogo, occorre adeguare gli organici abolendo il tetto di spesa sul personale ma a condizione che l’algoritmo elaborato da AGENAS non sia peggiorativo rispetto alle reali esigenze, e su questo aspetto nutriamo forti dubbi sulla metodica adottata. Naturalmente il tema dell’appropriatezza delle prestazioni è stato sollevato anche dal Ministro Schillaci. Come Sindacato riteniamo che buona parte delle prestazioni inappropriate sono legate alla medicina difensiva, il cui costo è stimabile nella misura di circa 10 miliardi/anno e, per questo motivo, la terapia da adottare consiste in una seria riforma sulla responsabilità professionale, riforma che non sembra, allo stato, foriera di buoni esiti, almeno dalle dichiarazioni del vice Ministro Sisto e dalle indiscrezioni che trapelano dai lavori della Commissione Nordio”.
“Infine – prosegue Quici - la questione libera professione. Tanta demagogia solo per mascherare la ridotta offerta sanitaria. Sono sufficienti alcuni esempi: nel triennio 2019-21, si registrano oltre 1,3 milioni di prestazioni istituzionali in meno (-2,2%), circa 0,5 milioni di prestazioni libero-professionali in meno (-11,2%) con un rapporto, su 1000 abitanti, di 81 prestazioni ALPI su 999 prestazioni istituzionali (7,7%). Quindi, al di là di poche branche specialistiche, la libera professione non influenza affatto i lunghi tempi di attesa, anzi rappresenta un valore aggiunto che contribuisce a ridurli e, in più, genera introiti all’azienda. Eppure, sempre più spesso, si preclude al medico un proprio diritto, quando non si è in grado di garantire l’accesso alle cure, mentre sarebbe auspicabile liberarlo da questi vincoli”.
“Intanto, sempre in tema di riduzione dei tempi di attesa, poche aziende applicano il D.Lgs. 124 del 29.4.98 per assicurare la prestazione previo pagamento del ticket, c’è poca trasparenza sul reale utilizzo di risorse aggiuntive stanziate nelle finanziarie a favore di regioni e strutture private e permane il tetto di spesa del 2021 per le prestazioni richieste ai sensi dell’art. 89, comma 4, del CCNL 19-21. In attesa di conoscere il testo del decreto riteniamo invalicabili due principi: nessun ulteriore divieto ad esercitare la libera professione, istituto diverso dalle prestazioni aggiuntive e, soprattutto, riaffermare il carattere di eccezionalità e temporaneità delle stesse prestazioni aggiuntive finalizzate a ridurre i tempi di attesa. Di certo le seconde non devono mai impedire il diritto ad esercitare l’unica residua attività professionale che sancisce il diritto di scelta del cittadino verso lo specialista di fiducia e che induce molti medici a non lasciare ancora il SSN pubblico” ha concluso Guido Quici.
CIMO-FESMED: Bene intervento Ministro Schillaci per medici specializzandi Il presidente Quici: Garantire seria riforma per completamento loro percorso formativo
Roma, 24 aprile 2024 - “Importante intervento del Ministro della Salute Orazio Schillaci nel Decreto PNRR che facilita l’ingresso nel SSN dei medici specializzandi al di fuori della rete formativa. Un successo nei confronti di chi ha tentato di ostacolare l’emendamento per conservare vecchi privilegi ma, soprattutto, un segnale importante contro il fenomeno dei medici a gettoni”. A dichiararlo è Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED (a cui aderiscono ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED).
“Inizia, adesso, la fase più delicata – prosegue Quici - quella dello sblocco del tetto di spesa sul personale sanitario, provvedimento che necessita di una particolare attenzione soprattutto alla luce delle prime elaborazioni AGENAS. La concreta applicazione sul campo della sperimentazione AGENAS ha già portato a tagli fino al 40% del personale nelle aziende sanitarie in alcune regioni ed è proprio per questo motivo che l’impegno assunto dal Ministro nell’eliminare l’attuale blocco, non deve essere vanificato da provvedimenti peggiorativi dettati da improbabili algoritmi.
“Come Federazione CIMO-FESMED – prosegue il presidente - auspichiamo l’avvio di una seria riforma che non può limitarsi al solo ingresso di medici specializzandi nel SSN, ma deve mirare al completamento della loro formazione sul campo proprio per assicurare loro adeguate garanzie e tutele anche da un punto di vista medico-legale. In questa ottica siamo contrari all’attuale assetto organizzativo delle aziende universitarie miste ed agli accordi tra università e strutture sanitarie pubbliche i cui obiettivi principali si riducono alla occupazione delle direzioni di unità complesse e semplici a danno dei medici dipendenti del SSN, relegando questi ultimi ad attività di tutoraggio non remunerate”.
“Condividiamo, quindi, la proposta ACOI – conclude Guido Quici - sul cosiddetto distretto formativo e sull’ospedale-scuola perché garantisce ai giovani medici quella formazione sul campo che, spesso, manca durante l’intero ciclo formativo universitario. Non ultimo riteniamo anacronistiche le modalità di assunzione del personale medico, perché estremamente burocratizzate e con procedure concorsuali che richiedono tempi particolarmente lunghi. Contrasto al fenomeno dei gettonisti, snellimento delle procedure di assunzione, sblocco del tetto di spesa sul personale sanitario sono il vero segnale, atteso da anni, che esprime la volontà del Ministro di uscire da una palude che dura da troppo tempo”.
Traguardo raggiunto: la petizione “Salviamo il Ceto Medio” si chiude con oltre 52 mila sottoscrizioni!
Ringraziamo tutti coloro che hanno sostenuto la nostra causa.
Grazie al vostro contributo, siamo riusciti a raggiungere oltre 52mila firme, una testimonianza concreta dell’importanza e del valore del ceto medio per il tessuto economico e sociale del nostro Paese, driver della nostra economia e parte intraprendente e produttiva che genera PIL, posti di lavoro e crea nuove aziende.
Il successo della nostra petizione è un segnale chiaro dell’insoddisfazione di un’ampia fetta della popolazione, da troppi anni soggetta a ripetuti provvedimenti falsamente redistributivi e troppo spesso trascurata dalla politica.
In virtù di quell’equità e giustizia sociale alla base di questa iniziativa, porteremo le istanze sottoscritte alle istituzioni competenti per materia, al fine di poter porre le basi per un dialogo collaborativo e promuovere future iniziative a sostegno del ceto medio.
La nostra petizione è stata ripresa dal Sole 24 ore, Repubblica, Rai News, Economy e molte altre testate nazionali e territoriali, giungendo così a larga parte dell’opinione pubblica.
Questo per noi non è un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso lungimirante e duraturo. Abbiamo messo in campo una serie di iniziative concrete per far emergere la categoria nel dibattito pubblico. Abbiamo già in programma la presentazione ai vertici politici nazionali di un ampio studio condotto in collaborazione con il Censis, per evidenziare il valore del ceto medio e per spiegare in che modo, rilanciandone la condizione economica e sociale, è possibile restituire vigore a sviluppo e coesione sociale del nostro Paese.
Ancora una volta, grazie per il vostro prezioso contributo e per aver dimostrato che insieme possiamo fare la differenza.
PAROLA ALLA DIRETTRICE CIDA TERESA LAVANGA
“La petizione per CIDA ha rappresentato un momento di apertura e partecipazione, dando avvio a un inedito percorso volto a estendere l'ambito di azione confederale. Oggi siamo di fronte agli esiti di un cambiamento profondo, visto che in poco più di una generazione si è passati da una società con diffuse opportunità di benessere per tutti a una dove è necessario difendere quello che ci si è guadagnato lavorando onestamente. Noi di CIDA riteniamo che il rilancio del ceto medio possa realizzarsi solamente puntando sulla valorizzazione del merito. Tuttavia, il merito, come principale guida dei processi economici e sociali, non può affermarsi senza una rinnovata centralità della cultura manageriale e delle figure dei manager nelle aziende pubbliche e private. Su queste fondamenta, continueremo a difendere e sostenere il ceto medio poiché rappresenta un tema di interesse collettivo.
CIDA è la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato. Le Federazioni aderenti a CIDA sono: Federmanager (industria), Manageritalia (commercio e terziario), FP-CIDA (funzione pubblica), CIMO-FESMED (medici del SSN), Sindirettivo (dirigenza Banca d’Italia e Ivass), FENDA (agricoltura e ambiente), Federazione 3° Settore CIDA (sanità religiosa), FIDIA (assicurazioni), SAUR (Università e ricerca), Sindirettivo Consob CIDA (dirigenza Consob) |
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