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IN EVIDENZA
Quici (CIMO-FESMED): «L’atto medico non si tocca»
Sparita, dal testo approvato dal Senato, la competenza esclusiva dei medici su diagnosi, prognosi e terapia
Roma, 16 aprile 2025 – «Dal primo periodo del testo del Ddl Prestazioni sanitarie, approvato ieri dal Senato e in attesa ora dell’esame della Camera, sono magicamente sparite tre parole: se il testo originale infatti parlava di diagnosi, prognosi e terapia che competono “in maniera esclusiva” al medico, tale precisazione è sparita dall’ultima versione, in cui si legge che al medico “competono la diagnosi, la prognosi e la terapia in merito alla specifica situazione clinica”. Come se fosse necessario specificare che il medico si occupa di diagnosi, prognosi e terapia: cos’altro dovrebbe fare?» si chiede Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED, che riunisce le sigle ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED.
«L’emendamento che ha modificato il testo, presentato dalla senatrice Elena Murelli, capogruppo della Lega in commissione Affari sociali, è stato anche accompagnato da un roboante comunicato stampa, con il quale si evidenziava la volontà di “estendere l’atto medico a tutti i professionisti sanitari”» aggiunge Quici.
«Lungi da noi non riconoscere le competenze e l’importanza dei professionisti sanitari, che ricoprono un ruolo essenziale per l’assistenza dei pazienti ed il corretto funzionamento del Servizio sanitario nazionale – specifica Quici -; ma se i percorsi formativi di medici e altri professionisti sanitari sono tanto diversi, è perché il ruolo e la responsabilità di ciascuno sono nettamente diversi, e non è possibile uniformarli per legge».
«Uniformare le professioni sanitarie verso la diagnosi e la terapia serve solo ad aumentare quell’anarchia che oggi vige in numerosi settori della sanità: non risolve senz’altro la carenza di personale, non consente di chiarire chi debba fare cosa e, soprattutto, mette a repentaglio la sicurezza delle cure».
«Inoltre, dal Ddl emerge con forza la volontà di non assumere personale: da una parte si sottolinea l’intenzione di “contrastare il fenomeno dei gettonisti”, dall’altra si propongono contratti di collaborazione coordinata e continuativa e si prevede la possibilità di avvalersi degli specialisti ambulatoriali per abbattere le liste d’attesa, pagandoli 100 euro l’ora. Nemmeno una parola relativa a concorsi a tempo indeterminato o assunzioni stabili, ovvero ciò che è realmente e giustamente atteso dai giovani e che consente di abbattere le liste d’attesa. Assunzioni, lo ricordiamo, che continuano ad essere ostacolate da un tetto alla spesa per il personale sanitario ultraventennale, la cui rimozione è stata più volte e da più parti promessa, ma mai effettuata».
«Così facendo si somma esclusivamente precarietà a precarietà, confusione a confusione. È questo il Servizio sanitario nazionale che vogliamo per il futuro?», conclude Quici.
FP CIDA e CIMO-FESMED al Ministro Zangrillo: "Accorpare i rinnovi 2022-2024 e 2025-2027. Serve una svolta per i dirigenti pubblici"
La Federazione della Funzione Pubblica (FPCIDA) e il sindacato dei medici dipendenti del SSN: ritardi insostenibili nella contrattazione. Perdite fino a 600 euro al mese, stanziamenti ancora insufficienti
Roma, 14-04-2025 – “Occorre una svolta netta per ridare credibilità alla contrattazione pubblica”. È quanto hanno scritto la Federazione della Funzione Pubblica dei dirigenti, professionisti e delle alte professionalità e la Federazione CIMO-FESMED, aderenti a CIDA, in una lettera indirizzata al Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, in cui si propone di accorpare in un'unica tornata i rinnovi contrattuali dei trienni 2022/2024 e 2025/2027.
La richiesta nasce dalla constatazione di un blocco sostanziale: a oggi, risulta firmato solo il CCNL 2022/24 del comparto Funzioni Centrali. Tutti gli altri comparti sono fermi o in forte ritardo, mentre per le aree della dirigenza e delle alte professionalità – rappresentate da FP CIDA – e dei medici – rappresentate da CIMO-FESMED - le trattative non sono nemmeno partite.
Secondo FP CIDA, il mancato rinnovo comporta una perdita economica stimata in circa 400 euro lordi mensili per i funzionari e quasi 600 euro per dirigenti e professionisti pubblici, con effetti diretti sulla tenuta del potere d'acquisto e sulla motivazione del personale. Per quanto riguarda i medici, CIMO-FESMED ha calcolato, per il solo triennio contrattuale 2022-2024, una perdita mensile pari in media a circa 400 euro lordi.
FP CIDA segnala che lo stanziamento complessivo previsto (fonte ARAN) ammonta a 31 miliardi di euro su nove anni: 20 miliardi per i trienni 2022/24 e 2025/27 e 11 miliardi per il 2028/30. Una cifra importante, che rende tecnicamente possibile l'unificazione dei due trienni, anche alla luce delle risorse già previste dalla Legge di Bilancio 2025/2027.
«Accorpare i due trienni significherebbe accelerare i tempi e dare finalmente un segnale di rispetto a chi ogni giorno serve lo Stato» – dichiara Roberto Caruso, Presidente di FP CIDA – «Ma per essere davvero all'altezza della platea coinvolta, oltre 3 milioni di lavoratori pubblici compresi i non contrattualizzati, le risorse vanno necessariamente integrate. Lo stanziamento attuale, pur significativo, non basta a garantire un rinnovo dignitoso e tempestivo dei contratti».
«La fuga dei medici dal Servizio sanitario nazionale rischia di svuotare gli ospedali, e l’unico modo per arrestarla è rendere nuovamente attrattivo il lavoro nelle strutture sanitarie pubbliche – aggiunge Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -. Per questo è fondamentale intervenire rapidamente migliorando le condizioni di lavoro e aumentando gli stipendi per renderli competitivi con gli altri Paesi europei».
La Federazione della Funzione Pubblica CIDA (FPCIDA) è la Federazione Nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della Funzione Pubblica. E' composta da Associazioni e Unioni Sindacali che coprono le seguenti aree: dirigenti degli organi a rilevanza costituzionale - dirigenti dei Ministeri - dirigenti degli Enti pubblici non economici - dirigenti delle Aziende ad ordinamento autonomo - dirigenti e ricercatori degli Enti di ricerca -dirigenti e alte professionalità degli Istituti Scolastici -dirigenti dell'ENAC - dirigenti della SIAE - quadri delle amministrazioni pubbliche.
La Federazione CIMO-FESMED riunisce le sigle sindacali ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED e rappresenta oltre 16mila medici.CIDA è la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato. Le Federazioni aderenti a CIDA sono: Federmanager (industria), Manageritalia (commercio e terziario), FP-CIDA (funzione pubblica), CIMO-FESMED (medici del SSN), Sindirettivo (dirigenza Banca d’Italia e Ivass), FENDA (agricoltura e ambiente), Federazione 3° Settore CIDA (sanità religiosa), FIDIA (assicurazioni), SAUR (Università e ricerca), Sindirettivo Consob CIDA (dirigenza Consob)
avviare subito trattative per parte economica 2022-2024
Di Silverio e Quici: «Aran e Regioni battano un colpo. Medici e dirigenti sanitari meritano immediatamente un ristoro, non possono aspettare la firma del contratto del comparto»
Roma, 31 marzo 2025 – Le trattative per il rinnovo del contratto del comparto sanità sono in stallo, e potrebbero riprendere in maniera più decisa a metà aprile, al termine delle elezioni delle RSU. Nel frattempo, tuttavia, medici e dirigenti sanitari attendono l’apertura del tavolo per il rinnovo del CCNL 2022-2024, quindi già scaduto. Eppure nelle scorse settimane ANAAO ASSOMED e la Federazione CIMO-FESMED hanno partecipato ad una serie di incontri informali con l’Aran e la Conferenza delle Regioni al fine di avviare le trattative e chiudere rapidamente la parte economica del contratto della dirigenza, delimitando gli interventi nella parte normativa del CCNL in vigore (che ancora non viene applicato nelle Aziende) alla correzione di alcune incongruenze. Inoltre, era stato assunto l’impegno di firmare il CCNL 2025-2027 entro la scadenza, considerando che gli aumenti più sostanziosi sono stati stanziati per questo triennio contrattuale.
Terminati gli incontri e concluso un lavoro proficuo svolto da tutte le parti, però, all’Aran e alle Regioni tutto tace. «C’è davvero la volontà politica di chiudere il contratto dei medici e dei dirigenti sanitari per dare ristoro ad una categoria che sta vivendo gravissimi disagi, oppure dobbiamo continuare ad essere ingabbiati in dinamiche che non ci riguardano?» chiedono Pierino Di Silverio, Segretario ANAAO ASSOMED, e Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED.
«Aspettiamo che i nostri interlocutori battano un colpo – concludono Di Silverio e Quici – sperando di poter vedere presto, nelle buste paga dei colleghi, gli aumenti previsti dal Governo».
Giornata contro violenza su operatori sanitari, CIMO-FESMED: «71% medici ospedalieri teme aggressioni»
Quici: «Aggressioni in sanità sono emergenza nazionale che non può essere risolta senza intervento strutturale». Il 12 marzo al via la campagna social “La paura non aiuta la cura”
Roma, 10 marzo 2025 – Il 71% dei medici ospedalieri italiani teme di subire un’aggressione sul posto di lavoro. Percentuale che arriva al 76% tra le dottoresse. Secondo l’ultimo sondaggio del sindacato dei medici della Federazione CIMO-FESMED, quindi, quasi tre medici su quattro vanno in ospedale con la paura di essere attaccati fisicamente o verbalmente dai pazienti o dai loro familiari. In occasione della “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, il prossimo 12 marzo, CIMO-FESMED lancerà sui suoi canali social la campagna “La paura non aiuta la cura”.
«La violenza contro il personale sanitario mina profondamente la serenità dei professionisti nello svolgimento del loro lavoro - commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED –. Ci troviamo dinanzi ad un’emergenza nazionale che non può essere risolta senza un serio intervento strutturale. Per ridurre i lunghi tempi di attesa nei pronto soccorso, nelle sale operatorie e negli ambulatori, che spesso rappresentano la causa delle aggressioni, occorre ampliare l’offerta sanitaria e consentire ai professionisti della salute di lavorare in condizioni ambientali favorevoli. Bisogna inoltre recuperare quel rapporto fiduciario medico-paziente che oggi è fortemente minato da una medicina amministrata e difensiva figlia di provvedimenti legislativi che non vanno incontro ai reali interessi dei cittadini e dei sanitari».
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