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Personale SSN tornato ai livelli del 2003, i dubbi di Quici (CIMO-FESMED): «Sono stati assunti anche medici?»
«Nel 2022 nel SSN lavoravano 6.181 medici in meno rispetto al 2003, da qui il boom di medici a gettone e prestazioni aggiuntive. Ecco perché i livelli di produzione sono ancora inferiori al 2019»
Roma, 29 novembre 2024 - «Vorrei ringraziare l’Agenas per il lavoro che svolge quotidianamente, e che culmina nella pubblicazione periodica di dati relativi alle attività e alle performance delle strutture sanitarie del Paese estremamente utili e interessanti per gli addetti ai lavori. Tuttavia, leggendo le dichiarazioni rilasciate dal direttore Mantoan in merito al personale dipendente del SSN, che nel 2023 risulterebbe aumentato di 40.000 unità uguagliando i numeri del 2003, non possono che sorgere alcune domande: se abbiamo lo stesso numero di professionisti di oltre 20 anni fa, come si spiega la richiesta incessante di medici a gettone, prestazioni aggiuntive e la carenza di decine di migliaia di infermieri, denunciata da tutti gli organi di controllo? Non sarà, forse, che è aumentato il personale non sanitario a discapito di medici e infermieri?» si chiede Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED, leggendo i dati sulla performance manageriale delle aziende sanitarie presentati al Forum Risk Management di Arezzo.
«Purtroppo – aggiunge Quici -, i dati relativi al personale SSN del 2023 non sono ancora stati resi pubblici e, dovendo sempre lavorare con numeri superati da due-tre anni e mai pubblicati in tempo reale, possiamo agilmente confrontare la composizione del personale del SSN del 2022 con quella del 2003: nel 2022 lavoravano 6.181 medici in meno rispetto al 2003. È possibile che siano stati tutti assunti nel 2023? Ce lo auguriamo vivamente. Ma questo non spiegherebbe come mai, come ha dichiarato sempre Mantoan, nel 2023 i livelli di produzione risultassero inferiori al 2019: se continuano a mancare i medici, che sono coloro che assicurano le prestazioni, difficilmente il livello di produzione aumenterà. E, similmente, se i posti letto e gli ambulatori chiusi negli ultimi 10 anni non sono stati ripristinati, difficilmente l’offerta sanitaria potrà aumentare. Anche in questo caso, non appena saranno disponibili i dati aggiornati, sarà nostro compito confrontarli con quelli degli anni passati, ma il grave problema delle liste d’attesa ci fa pensare che l’offerta sanitaria non sia affatto aumentata».
«Sono state poi annunciate due importanti novità, che avranno un impatto notevole sulla rete e l’organizzazione ospedaliera – prosegue il Presidente CIMO-FESMED -: la nuova metodologia per il calcolo del fabbisogno del personale e la revisione del DM 70. Come sindacato ci è stato chiesto un contributo, che abbiamo fornito fattivamente per entrambi i lavori, ma poi non siamo più stati coinvolti. Ci auguriamo, allora, che siano state corrette le storture che avevamo segnalato nell’algoritmo per il calcolo del fabbisogno del personale e che i nuovi standard del DM 70 portino ad un vero rilancio dell’offerta sanitaria, superando quel rapporto involutivo tra strutture, volumi ed esiti che è alla base della riduzione dei servizi per i cittadini», conclude Quici.
«Si faccia portavoce del nostro disagio presso il MEF e le Regioni»
Il Presidente Quici ha sottolineato gli scarsi risultati ottenuti nella bozza di legge di Bilancio: «Senza una visione del futuro del SSN le risorse non saranno mai sufficienti, soprattutto se si considera che le Regioni non utilizzano interamente i fondi o li destinano per finalità diverse da quelle previste»
Roma, 27 novembre 2024 – La Federazione CIMO-FESMED ha partecipato, questa mattina, all’incontro organizzato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci con le organizzazioni sindacali che rappresentano il personale sanitario.
Il Presidente Guido Quici ha sottolineato gli scarsi risultati ottenuti nella bozza di legge di Bilancio: l’abolizione del tetto alla spesa per il personale è del tutto assente, così come risultano non pervenuti il piano straordinario di assunzioni e la defiscalizzazione dell’indennità di specificità medica, mentre le risorse da destinare al Fondo sanitario nazionale sono diluite in più anni, come se la crisi della sanità pubblica potesse essere risolta a rate.
È stata anche evidenziata la carenza di una visione generale del futuro del Servizio sanitario nazionale, senza la quale le risorse stanziate non saranno mai sufficienti, soprattutto se si considera che le Regioni non utilizzano interamente i fondi che hanno a disposizione o li destinano per finalità diverse da quelle previste. A tal proposito, la Federazione CIMO-FESMED vorrebbe conoscere i risultati del tavolo di lavoro sulla riforma della rete ospedaliera e della sanità territoriale (DM 70 e DM 77), a cui sedevano anche i sindacati ma di cui non si hanno più tracce. Quici ha inoltre richiesto l’emanazione dell’atto di indirizzo necessario ad avviare la trattativa per il rinnovo del contratto dei dirigenti medici 2022-2024 e lo sblocco della contrattazione per i medici dipendenti delle strutture sanitarie private accreditate afferenti all’AIOP, che attendono da quasi 20 anni il nuovo CCNL e che hanno proclamato uno sciopero nazionale per il prossimo 4 dicembre. «Chiediamo al Ministro Schillaci di farsi portavoce del nostro disagio presso il Ministero dell’Economia e delle Regioni. Noi assicuriamo il nostro contributo rappresentando le criticità e le necessità che ci segnalano medici da tutta Italia, ma pretendiamo di essere ascoltati e non presi in giro».
Defiscalizzazione prestazioni aggiuntive, la Conferenza delle Regioni tenta di escludere i turni notturni. CIMO-FESMED: «Pronti a una valanga di ricorsi»
Il sindacato dei medici chiederà agli iscritti di segnalare ogni applicazione illegittima della norma ed eventuali richieste di restituzione di somme per turni di lavoro notturno già svolti. Quici: «Ennesimo atto ostile delle Regioni nei confronti dei medici e del Ministero della Salute. Basta prenderci in giro»
Roma, 22 novembre 2024 – Ancora una volta le Regioni cercano di danneggiare i medici, interpretando in modo scorretto la defiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive prevista dalla legge 107/2024 sulla riduzione delle liste d’attesa delle prestazioni sanitarie. In un documento approvato lo scorso 7 novembre, infatti, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome esclude dalla tassazione agevolata le prestazioni aggiuntive effettuate nelle guardie notturne. Turni in cui, peraltro, il disagio vissuto dai medici è considerevolmente superiore: qualora questa interpretazione venisse applicata, quindi, difficilmente si troverebbero medici disposti ad effettuare le prestazioni aggiuntive di notte.
Il contratto della dirigenza sanitaria è chiarissimo: i “servizi di guardia notturna” rientrano tra le prestazioni funzionali al perseguimento della riduzione delle liste di attesa e, dunque, anch’essi devono beneficiare della defiscalizzazione al 15% prevista dalla legge 107/2024. Una interpretazione del contratto contraria al significato letterale delle espressioni utilizzate e alla comune volontà delle parti sarebbe contraria alla legge. Inoltre, occorre osservare che l’interpretazione del contratto collettivo spetta alle parti contrattuali e, dunque, non alla Conferenza delle Regioni.
Condivisibile, invece, l’applicazione della tassazione ridotta per i “compensi erogati” dal 8 giugno 2024 – data in cui è entrato in vigore il decreto-legge – anche se si riferiscono a prestazioni rese precedentemente. Tuttavia, la maggior parte delle (poche) Regioni che hanno già applicato la norma predilige l’applicazione della tassazione agevolata alle sole prestazioni rese successivamente a quella data.
«Abbiamo scritto alla Conferenza delle Regioni, al Ministero della Salute e al Ministero dell’Economia evidenziando la nostra posizione e chiedendo dunque che la norma sia applicata nel modo corretto – dichiara Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED (a cui aderiscono le sigle ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) –. In caso contrario, siamo pronti ad inondare i Tribunali di tutta Italia con una valanga di ricorsi: chiederemo agli iscritti di segnalarci eventuali applicazioni erronee della norma».
«Ci era stata promessa la defiscalizzazione dell’indennità di specificità medica, e invece la bozza di legge di Bilancio prevede un aumento di soli 17 euro al mese. Adesso, addirittura, si tenta di mettere le mani nelle tasche dei medici e di togliere anche quel poco che è stato riconosciuto in questi ultimi mesi, chiedendo loro la restituzione di somme ingenti per turni di lavoro notturno già svolti. L’ennesimo atto ostile delle Regioni anche nei confronti del Ministero della Salute, che ha assunto, con il MEF, l’impegno di abbattere i tempi di attesa. Non siamo più disposti a farci prendere in giro in questo modo, è ora di dire basta» conclude Quici.
ANAAO ASSOMED – CIMO-FESMED – NURSING UP
Adesioni sciopero 20 novembre: dal Ministero le solite fake news
Roma, 21 novembre 2024 – “Lo sciopero dei medici, dirigenti sanitari e infermieri anche quest’anno per qualcuno ha avuto come unico effetto il solito teatrino dei numeri, con calcoli probabilmente fatti con la stessa calcolatrice che ha già dimostrato di non funzionare”. È questo il commento di Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente della federazione Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up, alle percentuali di adesione allo sciopero del 20 novembre rese note dal Ministro della salute.
“Non intendiamo cadere, come lo scorso anno, nel solito balletto dei numeri perché anche questa volta non si è tenuto conto che solo 3 sigle sindacali, 2 mediche e 1 infermieristica, hanno dichiarato lo sciopero, che il conteggio del numero di scioperanti è stato fatto su tutto il comparto e non sulle distinte professionalità interessate, che il 25% delle aziende non ha applicato il contingentamento minimo dello sciopero, e che la maggior parte di quelle che lo hanno applicato hanno esonerato d’autorità gran parte degli infermieri ed ostetriche in turno, esonerando dallo sciopero 3 infermieri su 4. Per non parlare delle aziende che hanno avuto il coraggio di esonerare anche il personale degli ambulatori. Inoltre, il Ministro non dice che la grave carenza di medici e infermieri ha costretto tantissimi a lavorare nonostante volessero partecipare allo sciopero e solo per la grave esigenza di coprire le eterne emergenze sanitarie del nostro Paese.
La tabella del Ministero parte infatti dal presupposto che i medici negli ospedali sarebbero 259.000. Magari, aggiungiamo noi, non saremmo in queste condizioni disastrose!
Inoltre, il dato rilevato dal Ministero è relativo solo al 30% delle aziende”.
“Per rispondere con dati veri a un’altra fake news, alleghiamo la tabella degli scioperi indetti dai medici dal 2010 a oggi da cui si evince che non ci svegliamo certo oggi e che si protestava anche con altri governi di altro colore, anzi soprattutto”.
“La nostra maggiore preoccupazione, però – sottolineano Di Silverio, Quici e De Palma - deriva dal fatto che si preferisce mistificare i numeri ragionando solo su questi e nascondendo invece il dato politico di una piazza stracolma di partecipanti (oltre 2000), e di un disagio crescente che il personale sanitario vive oggi. La nostra maggiore preoccupazione deriva dalla scarsa considerazione che il Ministro della salute e il Sottosegretario hanno delle azioni sindacali che dovrebbero invece essere un monito per migliorare. In altri Paesi i medici e gli infermieri in sciopero vengono ascoltati e le dichiarazioni della politica hanno ben altro tono, questione non solo di stile”.
“Certo non è semplice ammettere l’elevato risalto mediatico dell’iniziativa anche nell’opinione pubblica. Ancora una volta non si comprende che il Covid ha cambiato il mondo sanitario perché l’esasperazione di sanitari e cittadini ha raggiunto i massimi livelli. Non si è voluto riconoscere che dal palco è emersa chiaramente una condanna non solo verso il Governo attuale ma anche verso chi ci ha ridotto in queste condizioni precedenti con gravi responsabilità anche delle Regioni. Quindi basta arrampicarsi sugli specchi, lavorate, non con proclami, sulla reale valorizzazione delle risorse umane della sanità perché, in quest’ultimo anno, abbiamo assistito solo a proclami di fatto smentiti da una finanziaria che ancora una volta incita alla fuga dagli ospedali”.
“Ci auguriamo – concludono Di Silverio, Quici e De Palma - che a questa inutile e sterile querelle sui numeri segua un approccio serio ai problemi che tormentano oggi il nostro sistema di cure”.
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