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Il Decreto Bollette entra in vigore: ecco le misure che interessano i medici
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Ddl di conversione in legge del DL Bollette, che entra quindi in vigore. Numerose le disposizioni che riguardano i medici: ecco le principali.
Appalto a terzi dei servizi sanitari Per fronteggiare lo stato di grave carenza di organico del personale sanitario, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale possono affidare a terzi i servizi medici ed infermieristici, per un periodo non superiore a dodici mesi e solo in caso di necessità e urgenza, in un'unica occasione e senza possibilità di proroga. L’affidamento a terzi può essere previsto solo a seguito della verificata impossibilità di utilizzare personale già in servizio, sia dipendente sia in regime di convenzione con il SSN, di assumere gli idonei collocati in graduatoria e di avvalersi in regime di convenzione del personale iscritto nelle graduatorie per l'assistenza specialistica ambulatoriale interna, nonché di espletare le procedure di reclutamento del personale medico e infermieristico autorizzate. I servizi potranno essere affidati ad operatori economici che si avvalgono di personale medico ed infermieristico in possesso dei requisiti di professionalità contemplati dalle disposizioni vigenti per l'accesso a posizioni equivalenti all'interno degli enti del Servizio sanitario nazionale e che dimostrano il rispetto delle disposizioni in materia d'orario di lavoro. Il Ministero della Salute, sentita l’Autorità nazionale anticorruzione, elaborerà delle linee guida recanti le specifiche tecniche, i prezzi di riferimento e gli standard di qualità dei servizi medici ed infermieristici oggetto degli affidamenti. L'inosservanza di tali disposizioni è valutata anche ai fini della responsabilità del dirigente della struttura sanitaria appaltante il servizio per danno erariale. Il personale sanitario che interrompe volontariamente il rapporto di lavoro dipendente con una struttura sanitaria pubblica per prestare la propria attività presso un operatore economico privato non può chiedere successivamente la ricostituzione del rapporto di lavoro con il Servizio sanitario nazionale. Le aziende e gli enti, al fine di reinternalizzare i servizi appaltati, avviano le procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l'assolvimento delle funzioni precedentemente esternalizzate, prevedendo la valorizzazione del personale impiegato in mansioni sanitarie e socio-sanitarie corrispondenti nelle attività dei servizi esternalizzati che abbia garantito assistenza ai pazienti per almeno sei mesi di servizio.
Tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive Per l’anno 2023 le aziende e gli enti del SSN possono ricorrere alle prestazioni aggiuntive del personale medico ed infermieristico presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri consentendo un aumento della relativa tariffa oraria fino a 100 euro lordi onnicomprensivi per il personale medico e a 50 euro lordi onnicomprensivi per il personale infermieristico, al netto degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione. Tale disposizione si applica anche al personale medico e infermieristico operante nei pronto soccorso pediatrici e ginecologici afferenti ai presìdi di emergenza-urgenza e accettazione (DEA) di I e II livello del Servizio sanitario nazionale. È inoltre previsto un incremento a decorrere dal 1° giugno e fino al 31 dicembre 2023 delle risorse destinate alla corresponsione dell’indennità di pronto soccorso, pari a 100 milioni di euro complessivi, dei quali 30 destinati alla dirigenza medica e 70 al personale del comparto sanità.
Misure per il personale dei servizi di emergenza-urgenza Il testo definisce particolari misure a favore del personale sanitario medico dei servizi di emergenza-urgenza fino al 31 dicembre 2025, prevedendo innanzitutto un regime temporaneo per l’ammissione di tale personale con determinati requisiti ai concorsi per l’accesso alla dirigenza medica del SSN nella disciplina di Medicina d’emergenza e urgenza, anche se non in possesso di alcun diploma di specializzazione. L’assunzione può avvenire anche in deroga alle incompatibilità previste a legislazione vigente per l’assunzione di incarichi libero-professionali presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del SSN – purché in ambiti strettamente correlati alla specializzazione intrapresa -, per un massimo di 8 ore settimanali, con una remunerazione integrativa di 40 euro lordi, valutabile nell’ambito del curriculum formativo e professionale nei concorsi per dirigente medico del SSN. Si prevede inoltre la possibilità, sempre fino al 31 dicembre 2025, della trasformazione del rapporto di lavoro da impegno orario pieno a impegno orario ridotto o parziale, in deroga ai contingenti previsti dalle disposizioni vigenti, per il personale, dipendente e convenzionato, operante nei servizi di emergenza-urgenza degli enti del SSN in possesso dei requisiti per il pensionamento anticipato, comunque entro i limiti d’età già previsti e previa apposita autorizzazione degli enti del SSN interessati. Peraltro, al personale sanitario per cui il primo accredito contributivo decorre successivamente al 1° gennaio 1996, è riconosciuto, ai fini dell'accesso alla pensione di vecchiaia ed alla pensione anticipata, l'incremento dell'età anagrafica con un coefficiente di trasformazione pari a due mesi per ogni anno di attività effettivamente svolta nei servizi di urgenza ed emergenza presso aziende ed enti del SSN, nel limite massimo di 24 mesi.
Medici specializzandi Il reclutamento a tempo determinato dei medici specializzandi e di altri professionisti sanitari in corsi di specializzazione diventa a regime e viene introdotta anche la possibilità di prorogare il contratto più di una volta, senza il limite di durata di 12 mesi.
Odontoiatri ambulatoriali Viene abolito, per i laureati in odontoiatria e protesi dentaria e per i laureati in medicina e chirurgia abilitati all'esercizio della professione di odontoiatra, il requisito della specializzazione ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici per dirigente medico odontoiatra e ai fini dell'accesso alle funzioni di specialista odontoiatra ambulatoriale del Servizio sanitario nazionale. Inoltre, gli odontoiatri potranno esercitare alcune specifiche attività di medicina estetica non invasiva o mininvasiva.
Aggressioni nei confronti del personale sanitario Viene prevista la reclusione da 2 a 5 anni per le lesioni non aggravate procurate agli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni.
Polizia in ospedale Si prevede la possibilità di istituire presidi fissi della Polizia di Stato presso le strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate dotate di un servizio di emergenza-urgenza, a tutela dell’ordine e sicurezza pubblica nonché per garantire l’incolumità del personale.
Legge – Testo coordinatoCIMO: «Testi attuali non frenano fuga dagli ospedali. In gioco la tenuta della sanità pubblica»
La Direzione Nazionale del sindacato ha dato mandato al Presidente Guido Quici di continuare a difendere e a rappresentare le necessità dei medici del SSN assumendo una posizione intransigente nei confronti dell’Aran
Roma, 29 maggio 2023 – Incredulità e rabbia. Sono state queste le reazioni dei quadri del sindacato CIMO, riunitisi a Roma nella Direzione Nazionale, dinanzi ad alcune delle proposte avanzate dall’Aran nel corso delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei dirigenti medici, sanitari e veterinari. Proposte che non migliorano le condizioni di vita e la qualità del lavoro, rendendo dunque impossibile porre un freno alla fuga dei professionisti dagli ospedali.
Per questo motivo cresce l’attesa per i prossimi incontri e per i nuovi testi che dovrebbero prevedere aperture significative concesse dalle Regioni. Ma se così non sarà, la Direzione Nazionale della CIMO ha dato mandato al Presidente Guido Quici di assumere una posizione intransigente nei confronti dell’Aran.
Il rinnovo del contratto di lavoro dei medici, infatti, non è una questione che riguarda solo i medici. Perché a queste condizioni saranno sempre meno, fino a scomparire del tutto, i camici bianchi disposti a rimanere nel Servizio sanitario nazionale, preferendo dimettersi da un sistema in crisi già da anni per lavorare in strutture private più moderne o cooperative più remunerative, o optando per la libera professione, il prepensionamento o addirittura il trasferimento all’estero. Ma senza medici non può esistere un Servizio sanitario nazionale. E allora risulta a rischio la tenuta stessa della sanità pubblica, senza la quale i cittadini saranno costretti ad affidarsi a cure private a pagamento oppure a smettere di curarsi.
Per questo CIMO ritiene imprescindibile che il nuovo contratto preveda un miglioramento delle condizioni di lavoro e della qualità della vita dei professionisti che freni la fuga dagli ospedali, renda il SSN nuovamente attrattivo per i giovani e garantisca la qualità e la sicurezza delle cure. Obiettivi che risultano invece incompatibili con le proposte avanzate fino ad oggi dall’Aran in sede di trattativa.
CIMO-FESMED: «Schillaci riapra tavolo di confronto»
Il sindacato: «Basta finanziare strutture sanitarie private convenzionate che sfruttano il lavoro dei medici»
Roma, 24 maggio 2023 – I medici dipendenti delle strutture sanitarie private convenzionate associate all’AIOP attendono da 18 anni il rinnovo del contratto di lavoro. Intanto, quelle stesse strutture continuano a ricevere incentivi e finanziamenti da parte di Stato e Regioni per abbattere le liste d’attesa o sopperire alle carenze della sanità pubblica. Obiettivi che AIOP raggiunge sfruttando il lavoro dei medici. Una condotta ritenuta inaccettabile dal sindacato Federazione CIMO-FESMED, cui aderisce anche la sigla CIMOP, unica firmataria del contratto che regola il rapporto di lavoro del personale medico dipendente di strutture private convenzionate.
«Il Ministro Speranza aveva aperto un tavolo di confronto con AIOP, CIMOP, Regioni e Ministero della Salute per sbloccare le trattative, ma senza riuscire ad arrivare ad un compromesso. Chiediamo dunque al Ministro Schillaci di riaprire quel tavolo e di convocare urgentemente le parti per risolvere un problema che ad oggi riguarda oltre 4.700 medici», dichiara Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED.
«I medici dipendenti dell’AIOP sono vittime di una vera e propria discriminazione sia rispetto ai medici del pubblico che ai medici dipendenti delle strutture religiose e no profit associate all’ARIS, che invece ha rinnovato il contratto di lavoro nel 2020: i medici AIOP guadagnano il 30% in meno dei colleghi ARIS e la metà dei colleghi del pubblico; acquisiscono titoli che non risultano equipollenti a quelli del pubblico in caso di concorso e non possono godere delle tante novità in tema di diritto del lavoro intervenute dal 2005 ad oggi. Si tratta di una situazione grave che occorre risolvere al più presto», conclude.
CIMO-FESMED: «La possibilità di partecipare ai concorsi non si tocca»
La Conferenza delle Facoltà e delle Scuole di Medicina e la Conferenza Permanente dei Collegi di Area Medica chiedono di non estendere la possibilità di assumere gli specializzandi oltre il 2026. Il sindacato: «Posizione incomprensibile, serve riforma del sistema formativo»
Roma, 23 maggio 2023 – «Invidio l’ottimismo della Conferenza Permanente delle Facoltà e delle Scuole di Medicina e Chirurgia e della Conferenza Permanente dei Collegi di Area Medica, secondo cui dal 2026 il problema della carenza di medici sarà risolto in ogni ospedale d’Italia, tanto da ritenere inutile la possibilità di continuare ad assumere gli specializzandi dal terzo anno. Ma se tale previsione si rivelasse corretta, gli specializzandi non avrebbero possibilità di essere assunti, poiché le graduatorie degli specialisti sarebbero sufficienti a colmare ogni posto disponibile, anche nei piccoli ospedali di provincia, dove al momento non vuole lavorare nessuno», dichiara Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED, leggendo la mozione adottata dalle Conferenze in cui si richiede di non estendere la possibilità di assumere a tempo determinato gli specializzandi dal terzo anno oltre il 2026, “anno in cui l’aumento delle borse per i contratti dei medici in formazione specialistica messo in essere dal 2021 in poi produrrà i suoi effetti in termini di aumento reale del numero degli specialisti disponibile”.
«Ricordiamo – aggiunge - che gli specializzandi che partecipano ai concorsi rientrano in una graduatoria diversa rispetto a quella degli specialisti, a cui si attinge solo nel caso in cui non ci siano specialisti disponibili. Perché tanto clamore, allora?».
«Non c’è dubbio – prosegue Quici - che l’intero sistema formativo debba essere riformato, andando nella direzione degli ospedali di insegnamento e di una nuova collaborazione tra ospedali e università. Ma non c’è alcuna ragione per precludere agli specializzandi la possibilità di partecipare ai concorsi», conclude.
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