Proposte CIMO-FESMED sottoposte alla PCM


Le proposte della Federazione CIMO-FESMED sottoposte alla Presidenza del Consiglio

 

Il Presidente CIMO-FESMED Guido Quici, che siede al Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale in rappresentanza della Presidenza CIDA, apprende con soddisfazione che molte delle considerazioni della Federazione in merito alle politiche per la salute sono state recepite dal Coordinatore del Tavolo, Tiziano Treu, nella relazione finale trasmessa al Presidente del Consiglio dei ministri.

 

Nel documento, infatti, è presente la proposta della Federazione di istituire “un quarto livello essenziale dedicato all’area della emergenza-urgenza ospedaliera e territoriale, con risorse dedicate, attraverso la creazione di una rete unica e l’introduzione di uno stato giuridico unico per il personale che lavora nel settore”. Inoltre, viene rilevato che “mancano studi e simulazioni che possano individuare gli effetti economici prodotti dagli interventi previsti dal decreto ministeriale n. 77 del 2022, soprattutto per quanto riguarda il costo del personale, in termini di spesa pubblica aggiuntiva”, come CIMO-FESMED sostiene da mesi, oltre alla preoccupazione per il “mancato raccordo tra il PNRR e i modelli standard per la medicina del territorio e standard qualitativi, strutturali e tecnologici ospedalieri (decreto del Ministro della salute n. 70 del 2015), che andrebbero rapidamente ammodernati”. Si evidenzia infatti come “la mancata messa a regime, per motivi di natura economica e finanziaria, delle Case e degli Ospedali di Comunità metterebbe ulteriormente in crisi le strutture di pronto soccorso e gli ospedali italiani”.

 

Riguardo alle politiche per il personale, si evidenzia come “attualmente, non vi sarebbe, secondo alcuni componenti del Tavolo, personale a sufficienza per riempire le strutture ipotizzate (specie con riferimento all’assistenza territoriale)”. “I piani di stabilizzazione del personale precario – infatti – sono lenti, i nuovi piani assunzionali non decollano ancora e il mancato rinnovo dei contratti nazionali del comparto e della dirigenza sanitaria, scaduti da tempo, non aiutano il processo di reclutamento. Resta pertanto la strada di procedere ad un importante piano di assunzioni, – e correlato piano formativo mirato ad acquisire le competenze necessarie all’utilizzo delle nuove tecnologie – superando gli attuali limiti previsti dalle norme non solo sui tetti di spesa per le assunzioni, ma anche sui fondi contrattuali necessari a garantire il riconoscimento economico di tutte le indennità”.

 

Infine, spazio anche ai LEA, che “andrebbero rivisti alla luce dell’organizzazione della sanità territoriale prevista dal decreto ministeriale n. 77 del 2022, specificando le prestazioni che dovranno essere assicurate dalla sanità territoriale per evitare che gli ospedali debbano “surrogare” al territorio erogando prestazioni non complesse”, e all’autonomia regionale: “per la definizione dei requisiti standard dell’assistenza territoriale e l’uniformità dei LEA, il margine di autonomia delle Regioni parrebbe eccessivo, dato il rischio di produrre ulteriore frammentazione del Servizio sanitario nazionale”, si legge nella relazione.


Documento