Testata-Panorama-della-Sanità_02_08_2017

Cimo-Fesmed: Un Pnrr senza riforme in sanità rischia di aumentare le disuguaglianze Nord-Sud

Per il presidente Quici è prioritario rivedere urgentemente i pilastri su cui si basa il nostro SSN, dalla sostenibilità alla governance, all’accesso alle cure.

 

“I fondi stanziati dall’Europa per il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) riservano fondi anche per il futuro della sanità, ma si tratta di finanziamenti strutturati che lasciano pochi margini di manovra e l’Italia deve utilizzarli bene considerando le attuali significative disuguaglianze generazionali e territoriali proprio attraverso una sfida culturale che impegna soprattutto le regioni del sud”. Così il Presidente della Federazione Cimo-Fesmed Guido Quici è intervenuto come relatore alla conferenza organizzata il 23-24 marzo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Ministra Carfagna sui progetti del Pnrr per il Sud, in particolare nel dibattito sul tema “Salute, filiera strategica”.

 

Nel suo intervento Quici ha sottolineato come attraverso i 750 mld della Next Generation stanziati dalla EU e, a cascata, i 222,9 mld destinati all’Italia, l’Europa intende rilanciare settori dove i Paesi sono particolarmente sofferenti. In particolare, per la cosiddetta Missione 6 riguardante la sanità, l’investimento di 19,6 mld sarà finalizzato alla digitalizzazione, innovazione, tecnologia e ricerca.

 

Partendo dal presupposto che l’Oms ha dichiarato nel 2019 che il vero obiettivo futuro è la Sanità Digitale, occorre dunque recuperare in Italia un notevole gap perché la spesa per la sanità digitale, anno 2018, è stata di soli 1,8 mld, la spesa pro capite per le innovazioni in sanità di 25 euro pro capite, e l’Italia occupa la 25° posizione su 28 Paesi UE in termini di accesso al primo livello digitale.

 

Il presidente di Cimo-Fesmed ha ricordato che il divario tra Italia ed altre nazioni, e tra nord e sud del nostro Paese è certificato dal Digital Economy and Society Index che ha evidenziato come l’Italia sia divisa in due e lontana dalla UE per tutto ciò che riguarda la connettività (UE 56,7 – IT 36,8), il capitale umano (UE 72,8 – IT 44,0), l’uso di internet (UE 59,4 – IT 43,2), le integrazioni tecnologiche digitali (Nord-Ovest 43,4 – Sud 10,9) e i servizi pubblici digitali (UE 74,0 – IT 50,0). A cui si legano anche le diseguaglianze sociali e culturali del nostro Paese (popolazione over 60, istruzione, connettività, ecc.).

“Ma abbiamo anche – ha sottolineato Quici – un evidente divario tra nord e sud in termini di accesso alle cure, che dovrebbe indirizzare il come utilizzare i fondi del Pnrr. Dove la sanità funziona, i finanziamenti della Next Generation devono contribuire a completare i processi di ammodernamento delle strutture sanitarie; viceversa, dove la sanità è in affanno i benefici del Pnrr sono ad oggi marginali e ciò rischia di aumentare il divario tra nord e sud”.

 

“E’ necessario affrontare la questione accompagnando gli investimenti con una seria riforma del Ssn. Ma ad oggi riforma della sanità e la sua governance sono le grandi assenti nel Pnrr. Ciò che non ci convince nel Piano Nazionale è la ripetitività di due concetti: rafforzare e potenziare. Si dà per scontato che l’attuale organizzazione del sistema sanitario sia sufficientemente valido e che gli attuali modelli necessitano solo di processi di manutenzione e ammodernamento nell’ottica della digitalizzazione e della tecnologia. Purtroppo, non è affatto così” ha affermato Quici.

La proposta che Cimo-Fesmed porta avanti da tempo è che bisogna rivedere il sistema di finanziamento del Ssn, occorre dare trasparenza al “paniere” che costituisce il Fondo, occorre modificare le regole di ripartizione dei fondi tra le regioni per dare diritto di accesso alle cure a tutti i cittadini. Per Cimo-Fesmed tutto questo significa rivedere il Titolo V della Costituzione recuperando la centralità del ruolo del Ministero della Salute proprio alla luce di quanto sta emergendo in questa emergenza sanitaria, anche con la rivisitazione dei modelli organizzativi sia in ambito ospedaliero che territoriale attraverso una rimodulazione del Patto della salute e del DM 70/15.

 

Quici ha aggiunto che non deve essere trascurato come il sistema salute si regga sui professionisti, ragion per cui occorre rivedere la governance delle aziende sanitarie dal governo clinico delle attività fino alla rappresentanza e rappresentatività riconducendo l’organizzazione del lavoro sotto il controllo del Ministero della salute.

 

In sintesi, per il Presidente Cimo-Fesmed è prioritario rivedere urgentemente i pilastri su cui si basa il nostro SSN, dalla sostenibilità alla governance, all’accesso alle cure, proprio per evitare che gli interventi previsti dal PNRR, anziché diventare una leva di ripresa e crescita, possano tramutarsi paradossalmente in un incremento delle diseguaglianze tra i cittadini delle diverse regioni d’Italia.


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