Dl Rilancio/ Sulla sanità ospedaliera i conti non tornano

La pandemia da Covid ha sottoposto la sanità italiana ad un vero stress test avvenuto in una condizione di palese precarietà che ha mostrato, con chiarezza, i veri punti di forza e di debolezza del nostro Ssn. La fase 2 Covid rappresenta lo spartiacque tra le attuali minacce e le possibili opportunità di rilancio della sanità italiana.

È indubbio che il Governo abbia ora messo in campo risorse straordinarie per il Ssn ma, al di là degli insufficienti 2 miliardi previsti prima della pandemia dalla finanziaria 2020, i cosiddetti finanziamenti “Covid”, pari a 4,660 mld (3,250 mld DL Rilancio + 1.410 decreto marzo), potrebbero rappresentare una buona opportunità se davvero fossero accompagnati da una visione strategica e da quella necessaria concretezza che permetterebbe il vero raggiungimento degli obiettivi.

Il recente Decreto “Rilancio”, per la parte relativa agli ospedali prevede 1,467 mld, di cui 1,211 per i covid hospital e 256 milioni per pronto soccorso e ambulanze. Non prevede però alcun finanziamento finalizzato alla sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari, sottostima fortemente le risorse per le nuove assunzioni e per le borse di studio e, per l’assistenza ospedaliera, prevede un incremento del 115% dei posti letto di terapia intensiva.

Ma anche guardando solo covid hospital, i conti non tornano. Come si fa infatti a raddoppiare i posti letto di terapia intensiva in modo strutturale, quindi con un incremento stabilizzato del finanziamento a decorrere dal 2020 e con certezza di risorse umane specialistiche del settore?

Cimo-Fesmed ha provato a fare due conti e, ad esempio, ha calcolato che occorrerebbero tra i 7.284 e i 9.660 specialisti per le aree intensive e sub intensive, a seconda se si attiveranno tra i 3.800 e i 5.912 posti letto di terapia intensiva, con l’aggiunta di 4.225/2.133 posti letto di terapia sub intensiva.

Ma è un fatto che reperire questi specialisti è praticamente impossibile: sono già oggi gravemente carenti tanto da richiedere, in questi mesi, l’intervento di medici stranieri, pensionati, non specialisti, ecc.

E anche se l’ultimo bando di accesso alla scuola di specializzazione ha previsto un incremento del 33% degli anestesisti, programmando la formazione di 995 anestesisti e rianimatori, 141 pneumologi e 109 infettivologi, tutti costoro sono medici che hanno avviato un percorso che richiede almeno 4 anni (Miur Scuole Specializzazioni 2018-19).

Parallelamente, accanto ai medici, occorrerebbe integrare gli organici prevedendo un fabbisogno tra i 17.738 e i 20.906 di infermieri professionali e non meno di 2.481 fino a 2.745 Oss, e considerare i relativi costi pro/capite: un conto quantificabile nella misura lorda di € 98.483,00 per ciascun medico, € 45.463,00 per ciascun infermiere professionale e € 36.144,00 per ogni Oss (dati Conto Annuale PA 2018).

Inoltre, va considerato che la gestione finalizzata alla realizzazione di posti letto di terapia intensiva richiede interventi strutturali e l’acquisizione di tecnologie sanitarie con una stima di almeno 70.000/100.000 euro per posto letto di terapia sub intensiva/intensiva.

Guardando dunque alle risorse stanziate per la sanità dal DL Rilancio, Cimo-Fesmed ritiene il nostro Paese non può più permettersi di affrontare emergenze, come l’attuale pandemia, con proclami sostenuti da finanziamenti poco strutturati e privi di una visione che tenga conto che la sanità italiana non è solo Covid ma è anche prevenzione, sicurezza, cronicità e accessibilità alle cure soprattutto per le fasce più deboli, che mai come adesso sono le più colpite.

Manca una visione d’insieme dell’intero sistema salute e l’attuale crisi economica e sociale non dà più il tempo, a questo tipo di politica, di governare il futuro senza concretezza e programmazione.

CIMO-FESMED, insieme alle altre organizzazioni sindacali autonome rappresentative dell’80% di tutta la dirigenza sanitaria, avrebbe potuto dare il proprio contributo durante tutto questo periodo di grave difficoltà per la sanità italiana, ma non siamo stati neanche ascoltati. Ha più volte richiesto, invano, un confronto ed ora è profondamente preoccupata per il futuro, perché la sanità non è solo Covid e necessita di veri interventi strutturali. Imparando dagli errori del passato e ascoltando la voce di chi la vive ogni giorno.

 

* Presidente di CIMO-FESMED


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