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CIMO-FESMED al governatore Rossi: «Revochi delibera che punisce i medici negando la libera professione»

«Presidente Rossi basta con la demagogia. Chiediamo l’immediata revoca della Delibera 49 del 3 Maggio 2020. La Libera Professione è un diritto e negare i più elementari diritti contrattuali per perseguire una propria ideologia fatta solo di demagogia serve solo a rimarcare una gestione della sanità monocratica che, per l’ennesima volta, dimostra avversione alla professione medica». La Federazione dei medici CIMO-FESMED invia questo esplicito messaggio al Presidente della Regione Toscana che, per recuperare le prestazioni che sono state sospese in questi tre mesi per l’emergenza da coronavirus, con l’ordinanza 49 del 3 maggio individua la soluzione di una ripresa delle attività obbligando l’impegno dei medici su dodici ore ed oltre di tutti i giorni della settimana.

«Come e con quali risorse? Con i progressivi tagli agli organici alle strutture sanitarie non eravamo in grado di sostenere nemmeno le prestazioni ordinarie? – si chiede la Federazione -. È oggettivamente impossibile recuperare, con le stesse risorse, mesi di interventi e prestazioni diagnostiche e ambulatoriali non eseguite».

«E se anche si vogliono ambulatori e sale operatorie attive 12 o 16 ore – si chiede il Presidente della Federazione Guido Quici – il Governatore Rossi ha fatto una stima del reale fabbisogno di personale medico e sanitario da dedicare a tutte le attività istituzionali, ai nuovi percorsi Covid, ed al recupero delle prestazioni sanitarie non rese in questi mesi? Lo vuole fare con le stesse risorse di personale? No grazie».

«Se proprio quei medici che i cittadini e i media hanno giudicato “eroi” durante tutta l’emergenza Covid e che non si sono mai tirati indietro esponendosi a rischi che vanno oltre il contagio, continuano ad essere invece considerati dalle Istituzioni come “manovali” della sanità, a basso costo e senza tutele, è davvero ora di dire basta», spiega in una nota.

«Se, come ringraziamento, ora si dispone il blocco dell’attività libero professionale intramoenia dei medici, impedendo ai cittadini ogni alternativa di cura, non si può accettare. Ancora di meno se si cerca di far intendere ai cittadini che se non sarà possibile recuperare gli arretrati dei tempi di attesa, sarà stata colpa dei medici che non hanno voluto rinunciare alla libera professione».

«Perché il Presidente Rossi non vuole che, ad una progressiva riapertura delle attività non Covid, corrisponda un’analoga progressiva apertura dell’attività libero-professionale? La Federazione CIMO-FESMED non può ammetterlo ed intende chiedere con forza il ritiro della Delibera n. 49 del 3.5.20, riservandosi ogni ulteriore azione risarcitoria», conclude.


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