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La Camorra in ospedale: il San G. Bosco di Napoli enclave di un clan

L’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli era una sede della camorra del clan Contini legato all’Alleanza di Secondigliano: la circostanza, gravissima, emerge dall’inchiesta che all’alba ha portato in carcere oltre 100 personaggi ritenuti affiliati alla camorra napoletana. Parla il procuratore di Napoli Giovanni Melillo: “Gli uomini dei Contini controllavano il funzionamento dell’ospedale, dalle assunzioni, agli appalti, alle relazioni sindacali”

26 GIU – È agghiacciante il quadro che Giovanni Melillo, procuratore di Napoli, illustra durante la conferenza stampa per commentare gli oltre 100 arresti a carico dei clan della cosiddetta Alleanza di Secondigliano: l’ospedale San Giovanni Bosco era, secondo gli inquirenti, «diventato la sede sociale dell’Alleanza di Secondigliano».
 
In pratica gli uomini dei Contini controllavano il funzionamento dell’ospedale, dalle assunzioni, agli appalti, alle relazioni sindacali. «L’ospedale era diventata la base logistica per trame delittuose, come per le truffe assicurative attraverso la predisposizione certificati medici falsi». Dunque c’era anche il concorso di medici ed infermieri corrotti, una base di camici bianchi a servizio della camorra. Più in generale, ha proseguito Melillo, “l’ospedale sembra essere stato la base logistica indispensabile per tessere le trame delittuose che hanno consentito la moltiplicazione delle truffe assicurative, la predisposizione di certificati medici falsi”.
 
La polemica politica
L’inquinamento e l’implicazione massiccia dei camici bianchi nelle attività illecite è un elemento non nuovo. Sono noti gli allarmi lanciati a più riprese dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ma anche dal vecchio manager della Asl Mario Forlenza e più nettamente dal nuovo commissario Ciro Verdoliva che all’indomani dei recenti fatti delittuosi all’interno del Pellegrini e anche in occasione dello sgombero del parcheggio del San Giovanni Bosco (da anni gestito da abusivi sotto la copertura dei clan come più volte denunciato dal consigliere di maggioranza dei Verdi Francesco Emilio Borrelli) ebbe e dichiarare che esisteva un nodo irrisolto della camorra a Napoli che infiltrava a più livelli gli ospedali napoletani.

 
Verdoliva in quella occasione lanciò un forte appello a non avere paura di denunciare il malaffare e le commistioni. Un’azione che in queste ore viene invece negata dal Movimento 5 Stelle che per voce di Valeria Ciarambino anzi si scaglia contro il governatore. “Per anni l’ospedale San Giovanni Bosco sarebbe stato trasformato in base logistica di uno dei più pericolosi e potenti cartelli della camorra napoletana – avverte la consigliera di opposizione  – un nosocomio fondamentale che, secondo gli inquirenti, i clan avrebbero utilizzato per pilotare assunzioni e appalti, produrre falsi certificati medici, controllare liste di attesa e organizzare truffe assicurative. Il tutto, stando alle accuse, sarebbe avvenuto con la complicità di personale interno. Addirittura la camorra si sarebbe intromessa in decisioni sindacali affinché non si ponessero in contrasto con le disposizioni della dirigenza sanitaria. Inquietanti i retroscena che emergono dall’inchiesta della Procura antimafia e che descrivono cosa accade da anni nel favoloso mondo della sanità svedese di De Luca”.
 
“Un sistema – sottolinea Ciarambino – che ha avuto campo libero per troppo tempo. E’ lecito chiedersi, a questo punto, se sono state messe in campo dal management aziendale tutte le possibili misure e iniziative di controllo atte ad arginare l’ingerenza di fenomeni come quelli descritti dagli inquirenti o se ci sia stata qualche omissione o negligenza. Ed è paradossale che mentre, alcuni mesi fa, De Luca chiedeva alla Procura di aprire un’indagine sui reiterati casi di formiche in corsia registrati proprio al San Giovanni Bosco, sotto gli occhi della sua dirigenza si consumavano reati molto più gravi, come quelli descritti nell’ultima inchiesta della magistratura. Auspichiamo che gli inquirenti facciano chiarezza a ogni livello, così da capire come sia stato possibile consentire alla camorra il controllo della salute dei cittadini della Campania”.
 
“Un plauso agli inquirenti, ai procuratori ed alle forze dell’ordine per l’operazione che stamani all’alba ha portato all’arresto di oltre 100 persone riconducibili al cartello camorristico della cosiddetta “Alleanza di Secondigliano” ed al sequestro di beni per un valore di svariati milioni di euro. Come ho già avuto modo di ribadire in passato con Matteo Salvini, Ministro degli Interni, la lotta dura alla camorra ed alle mafie in generale è divenuta una splendida realtà concreta”. È quanto dichiarato in una nota dall’ avvocato Simona Sapignoli, coordinatrice cittadina della Lega Napoli.
 
La Regione
Senza dubbio la Regione Campania per voce del Governatore ha più volte puntato il dito sui numerosi episodi di boicottaggi sia relativamente all’apertura del Triage al san Giovanni Bosco (con un collaudo del nuovo pronto soccorso sempre rimandato e che inspiegabilmente da anni non riusciva a decollare) sia per la presenza di insetti, blatte e formiche che non si riusciva a debellare anche per la passività con cui alcuni operatori assistevano alle opere di bonifica vanificata dalla continua presenza di residui alimentari lasciati in giro e sugli armadietti degli spogliatoi e nei bagni.
 
Non era necessario introdurre gli insetti in ospedale ma bastava alimentarne l’ingresso dall’esterno con la probabile deliberata incuria e trascuratezza nelle misure classiche di pulizia e prevenzione, fu detto in quelle occasioni.
 
Va anche ricordato che proprio su input della Regione si è proceduto all’indizione e attribuzione della gara di pulizie in quell’ospedale che da 15 anni rispondeva invece a una proroga alla vecchia ditta.
 
Così sotto la gestione di Verdoliva si è finalmente, dopo dieci anni, inaugurato il funzionamento del triage al pronto soccorso e dopo la chiusura del bar e ristorante abusivi adiacente al pronto soccorso, da parte dell’ex manager Forlenza (ristorante ai cui tavoli si era sempre detto che si riunissero esponenti della camorra) Verdoliva ha poi provveduto al definitivo allontanamento dei gestori abusivi del parcheggio. Anche questa un provvedimento avviato dall’ex Forlenza.
 
“Chi operava al S. Giovanni Bosco – dicono ora gli inquirenti – doveva avere a che fare col clan Contini in un modo o nell’altro poiché il nosocomio era una sorta di “sede” dell’Alleanza di Secondigliano. Come venivano ingaggiati! i medici? La partecipazione – spiega lo stesso procuratore Melillo c’era, a volte avveniva per motivi di paura, altre volte era legata a una coincidenza di interessi», ha spiegato il procuratore, precisando anche che nessun medico o sanitario sia finito agli arresti». Nessuno è stato arrestato ma al tempo stesso, spiegano dalla Procura, da nessun professionista si è levata una voce contro quest’andazzo.
 
I sindacati
In realtà l’Anaao, il maggiore sindacato della dirigenza, per voce di Bruno Zuccarelli, sin dal 2015, dopo che fu sgominata la paranza dei bimbi nei quartieri a rischio, si chiese se non esistesse un problema di camorra che tenesse sotto scacco gli ospedali napoletani.
 
Poi più di recente, a marzo scorso, dopo il netto allarme suonato dal commissario della Asl Ciro Verdoliva sulla camorra negli ospedali di nuovo Zuccarelli, anche in veste di vicesegretario nazionale del sindacato, aveva puntato il dito su un nodo irrisolto.
 
A ruota era poi intervenuta anche la Cimo con Antonio De Falco che aveva ricordato come la camorra negli ospedali di frontiera, contigui anche territorialmente ai quartieri ad elevata densità criminale, fosse un problema annoso presente sin dagli anni Settanta quando i clan erano soliti chiedere visite mediche e scavalcare le trafile al pronto soccorso ma senza mai assumere la tracotanza degli ultimi anni e senza mai venire meno al rispetto dei ruoli tale da non condizionare insomma la vita dell’ospedale e da tenere sempre a distanza la criminalità dal tessuto sociale e professionale medico e infermieristico.
 
Nulla che in quegli anni lasciasse presagire le dimensioni assunte invece oggi dal fenomeno come emerge dall’inchiesta della Procura e della Dda. Una tracimazione che sembra essersi verificata in anni recenti anche in altre province ad elevata densità criminale. Basta pensare a Caserta dove nell’azienda ospedaliera provinciale era emersa dalle indagini la presenza di stanze a disposizione del boss locale che ne aveva fatto una base logistica per condizionare gare, appalti e servizi.
 
Ettore Mautone

26 giugno 2019
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