CS CIMO-FESMED

CONTRATTO MEDICI: CIMO-FESMED, CHIUDIAMOLO SUBITO MA SENZA SCIPPARE RISORSE DALLE TASCHE DEI MEDICI

 

Roma, 26 giugno 2019 – Un gioco al ribasso delle istituzioni sul futuro dei medici e del SSN, attuando una strategia del “divide et impera” tra le professioni e modificando il contratto diminuendone significativamente la qualità e le garanzie. Per la Federazione CIMO-FESMED, sarebbero queste le conseguenze dell’ennesima bozza contrattuale portata oggi dall’ARAN al tavolo sindacale, portando ad evidenti penalizzazioni per i medici e costringendoli ad essere i principali contributori un fondo unico e indistinto di tutta la dirigenza del SSN pubblico. Il vero nodo è infatti nella proposta di fusione dei fondi che attualmente sono distinti tra quello dei medici e veterinari e quello dei sanitari non medici e altre professioni sanitarie.

 

Perché, infatti, i medici dovrebbero contribuire al fondo unico mettendo a disposizione la propria indennità di specificità medica (che le altre professioni non hanno) e quindi “regalare” circa 1 miliardo di euro a un fondo unico, utilizzato come eredità gratuita a tutti? Ci troveremmo in una situazione per la quale, se un medico va in pensione e non viene sostituito, deve lasciare questa indennità “a fondo perduto” dato che non verrebbe più vincolata al supporto alla carriera di un altro medico. Perché i direttori medici dovrebbero accettare un fondo unico cui far confluire la propria indennità di struttura complessa (il cui valore oggi è di circa 73,8 mln per i medici, di 4,1 mln per i veterinari e di 6,2 mln per i dirigenti sanitari) lasciandola in eredità a un fondo indistinto di tutte le categorie professionali e senza un vincolo specifico? Perché dovremmo accettare una carriera professionale senza risorse o addirittura realizzabile attraverso un prelievo forzoso sul fondo di posizione variabile? Se un collega non avrà nessun incarico di alta specialità (visto che intendono ulteriormente ridurle e appiattire le carriere) perché deve vedere decurtata la propria voce stipendiale e vanificare il proprio incremento contrattuale?

 

CIMO-FESMED continua a ritenere non accettabili simili proposte peggiorative, soprattutto dopo 10 anni senza contratto, 14 mesi di trattative dopo i quali viene offerta la stessa parametrazione economica del comparto e soprattutto nel pieno di una gravissima emergenza medica.

 

 “Di fronte a simili proposte abbiamo oggi fatto un appello all’ARAN e agli altri sindacati per chiudere subito la parte economica del contratto con gli aumenti previsti ma senza entrare nel merito delle proposte normative che sono assolutamente negative per le prospettive dei medici – dichiara Guido Quici, presidente CIMO-FESMED. “Non possiamo firmare un contratto di lavoro che farebbe finta di premiare i medici con una carriera senza risorse e che di fatto li penalizzerebbe. A Regioni ed ARAN chiediamo di rivedere la loro proposta, anche per evitare che sempre più medici cerchino l’uscita dal sistema pubblico. Oggi i medici che lavorano nelle strutture sanitarie pretendono, ed è professionalmente e moralmente giusto, un contratto qualitativamente valido perché esasperati e stanchi di reggere un sistema sanitario al collasso, mentre – conclude Quici – ai medici più giovani dobbiamo prospettare condizioni e motivazioni dignitose per mettere a frutto le loro competenze in questo sistema e in questo Paese”.


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