RASSEGNA STAMPA DOCTOR33

Contratto, Quici (Cimo): nelle casse Regionali risorse per coprire gli aumenti di tre volte

 

quici (1)

Non 85 euro ma 260 al mese in più: tanti ne spetterebbero, risorse regionali alla mano, ai circa 110 mila medici della dirigenza con il nuovo contratto, ancora tutto da scrivere. Il dato arriva dai calcoli di Guido Quici, Presidente Cimo, e dal Centro studi del sindacato, che ieri comunque ha sospeso -non revocato – lo sciopero insieme alle altre sigle. «Siamo stati riconvocati per il 1° marzo, data in cui abbiamo chiesto di sapere bene la definizione del monte salari e la calendarizzazione degli incontri», dice Quici a Doctor33. «L’Aran avrebbe voluto posticipare queste informazioni, per noi “pregiudiziali”, a dopo le elezioni ma a questo punto non avremmo avuto elementi oggettivi per la sospensione dello sciopero».

 
Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
«Per me è mezzo vuoto. Quello indetto ieri era chiaramente un incontro volto a evitare lo sciopero. Per evitarlo hanno preso impegni concreti, almeno fino a prova contraria».

 

Di quali aumenti si parla?
«Si ragiona sugli 85 euro mensili di aumento – una media -annunciati a novembre 2016 dal ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia ai sindacati Cgil-Cisl-Uil che a regime fanno il 3,45% di aumento sul monte salari 2010, una cifra che però le Regioni dicono di non avere».

 

Dottor Quici, nel suo comunicato Cimo sottolinea che per il periodo 2010-2016 il conto annuale evidenzia un risparmio delle Regioni sulla spesa sanitaria di 2,5 mld…
«Esattamente. Le Regioni avrebbero dovuto ritrovarsi in tasca molto più dell’aumento di 85 euro. In questi anni con la soppressione di posti letto e piccoli ospedali abbiamo perso 2410 strutture complesse e 5575 strutture semplici con le relative indennità dei responsabili. Una spesa che nel 2010 era di 3,025 miliardi, ora è di 2,486 miliardi di euro, 549 milioni di euro in meno secchi. Altrimenti detto, le regioni spendono in retribuzioni di posizione, risultato e disagio l’81% di quanto spendevano nel 2010. Ma in realtà i soldi risparmiati sono di più, perché le indennità non erogate vanno cumulate anno per anno: ai pensionamenti del 2010 si aggiungono quelli dell’anno dopo e via dicendo, e tranquillamente si arriva a ben più di un miliardo di indennità non versate. Se dividiamo l’esborso 2010 (3,025 mld) per i 117 mila medici presenti allora e quello 2017 (2,486 mld) per i 110 medici presenti l’anno scorso -considerando 6500-7000 esodi non rimpiazzati nel periodo- la retribuzione di posizione valeva 25806 euro nel 2010 e vale 22404 euro oggi. Ergo, il gap tra i due montanti è 3402 euro che divisi per 13 mensilità fanno 261 euro al mese, e questi sono i soldi che realmente spettano ai medici oggi in servizio. Noi per adesso stiamo lottando per molto meno, posto che la discussione sulla parte normativa del contratto è tutta da intraprendere».