RASSEGNA STAMPA

Specializzazioni: per Cimo le borse di studio sono insufficienti


 Logo_sanita24Da pochi giorni è stato pubblicato l’elenco definitivo delle scuole di specializzazione accreditate per il triennio 2017/2020. Le borse di studio a disposizione sono 6.670 e i candidati saranno più del doppio. Ma ogni volta secondo Guido Quici, presidente Cimo, si ripete la stessa storia: «Nel Ssn i medici hanno un’età media sempre più alta (il 52% ha più di 55 anni contro il 40% della Germania e il 13% del Regno Unito) mentre i giovani medici disoccupati si stimano tra le 10/16 mila unità e tra questi ci sono anche i giovani medici laureati in attesa di specializzarsi». Per Quici si tratta di «un paradosso tutto italiano che vede, da un lato, la carenza dei medici nei prossimi anni ma al tempo stesso un aumento esponenziale dei medici disoccupati o sottooccupati». 

 

Le cause, secondo Cimo, sono «senza dubbio» la mancanza di programmazione, i tagli alla sanità e il blocco del turn over. «Questo fenomeno è più che conosciuto ma ancora non ci sono soluzione concrete da parte del Governo – sottolinea Quici – e questa mancanza sta creando un doppio imbuto, ovvero un doppio blocco all’accesso sia formativo che lavorativo. Si stima che circa 22mila medici neolaureati nei prossimi 5 anni, non potranno avere accesso alle scuole di specializzazione e andranno ad aggiungersi agli oltre 10mila specialisti precari in attesa di un lavoro stabile». 

 

Cimo, quindi, chiede «un’urgente riforma strutturale» che riveda l’attuale disequilibrio tra fabbisogni formativi e mercato del lavoro, che preveda una laurea abilitante che da subito permetta di esercitare la professione e al tempo stesso elimini i lunghi tempi di attesa, tra la laurea e l’accesso alla specializzazione. «In questo modo – aggiunge Quici – si darebbe un iniziale forte segnale ai giovani colleghi fatto di certezze e non di aspettative tradite, di regole rispettate e non aggirate, di riconoscimento di un percorso di studi lungo e difficile, senza continui rinvii legati alle esigenze della politica e finanza pubblica.»
 
Inoltre è necessario definire periodicamente il fabbisogno di personale sanitario nel Ssn «anche attraverso gli standard e, a cascata, calibrare il numero di accessi a medicina ed alle scuole di specializzazione. La richiesta sembrerebbe ovvia ma le politiche di risparmio delle regioni impediscono l’assunzione dei medici».

«Cimo sostiene da sempre – conclude Quici – che anche l’ospedale può contribuire alla formazione di specialisti sul campo al di là degli insegnamenti teorici e in quest’ottica la formazione specialistica può essere supportata anche grazie a finanziamenti regionali in modo da non disperdere nessuna delle potenzialità formative. Per questo non possiamo non fare nostro l’appello del presidente OMCeO di Roma, il più grande ordine dei medici d’Europa, Giuseppe Lavra, che da tempo segnala il disagio dei medici italiani neo laureati».