CIMO SU CONTRATTO

Demotivare i professionisti della salute, ultimo stadio di una sanità in dismissione 

 

Assistiamo, davvero con grande sconcerto, al rimpallo di responsabilità tra Governo e regioni su chi dovrà sotto finanziare il rinnovo del contratto di lavoro dei medici e sanitari del SSN. Nessuno ha il coraggio di dire, con chiarezza, che la sanità italiana è in fase di dismissione e che quella pubblica è in saldo.

 

Dopo la drastica cura dimagrante a danno delle strutture ospedaliere, dopo l’enunciazione di un piano delle cronicità non operativo perché non finanziato, dopo l’aumento esponenziale dell’out of pocket a danno dei cittadini, dopo la progressiva riduzione dell’offerta sanitaria nei presidi ospedalieri e negli ambulatori, eccoci arrivati all’ultimo stadio di un disegno perverso: demotivare il personale sanitario per aprire definitivamente la strada alla sanità privata e a chi ha interessi correlati.

 

Certo il rinnovo del contratto di lavoro è atteso da oltre 8 anni ma, intanto, si continua a lavorare in pronto soccorso spesso fatiscenti dove il rischio di aggressione è elevato, si lavora in più presidi ospedalieri distanti anche decine di chilometri tra loro con rischi per la sicurezza delle cure, si sopravvive in condizioni organizzative di vero e proprio disagio ed in situazioni di grave carenza organica, ed è proprio per queste motivazioni che i medici vorrebbero più rispetto dal proprio datore di lavoro che, invece, continua a lucrare sui risparmi derivanti dalla costante riduzione del costo del personale.

 

Che fine hanno fatto i risparmi dei fondi aziendali? E il tesoretto delle Regioni sulla mancata sostituzione del personale? Come sono stati utilizzati?

 

Prima di sapere chi de-finanzierà il prossimo contratto di lavoro, iniziamo a rispondere a queste semplici ma legittime domande.

 

 

GUIDO QUICI

Presidente Nazionale CIMO


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