RASSEGNA STAMPA

SANITA’: CIMO, GUIDO QUICI ELETTO NUOVO PRESIDENTE

“Il primo nodo da sciogliere è il contratto”


adnkronos“La mia presidenza in Cimo avrà sin da subito delle caratteristiche ben precise. Nell’attuale contesto socio politico vogliamo dare una risposta chiara e precisa alla classe medica. A cominciare dal contratto di lavoro”. A dirlo Guido Quici, eletto all’unanimità dal XXXI congresso come nuovo presidente della Cimo, il sindacato dei medici. “A oggi non ci sono i requisiti minimi per avviare un contratto. Immaginare di voler premiare chi lavora senza risorse non incanta più nessuno, né incantano le ‘partite di giro’ che imputano una parte degli incrementi contrattuali al salario accessorio. Il fondo del salario accessorio guarda caso, tende ad ‘evaporare’ dopo ogni finanziaria o ad ogni processo di ristrutturazione aziendale”, spiega il nuovo presidente.

 

“Oltre all’aspetto economico Cimo ritiene fondamentale la salvaguardia di alcuni principi fondamentali come l’introduzione di clausole e procedure che garantiscono l’efficacia e la cogenza degli accordi e che prevedano strumenti sanzionatori in caso di inosservanze o violazioni da parte delle aziende – continua Quici – A proposito dell’Atto di indirizzo, il rischio è che si basi su un modello organizzativo, quello per intensità di cura, che è presente in poche realtà regionali e stenta a realizzarsi per oggettivi problemi strutturali e funzionali. Ma, intanto, potrebbe condizionare, nell’immediato, il lavoro dei sanitari che si troverebbero a operare con regole avulse dai contesti di gran parte delle aziende sanitarie”.

 

Tra i principali punti del programma di Quici c’è il mantenimento dell’attuale sistema universalistico delle cure perché, spiega, “il nostro servizio sanitario può essere migliorato, ma deve garantire l’accesso alle cure per tutti i cittadini e tanto può avvenire solo attraverso il potenziamento dei Lea. Se il Governo continuerà la sua politica dei tagli e di un finanziamento ridotto al lumicino rispetto al reale fabbisogno, sarà inevitabile un ulteriore incremento dell’out of pocket, già oggi stimato nella misura di circa 35 miliardi e che incide, per l’87%, direttamente nelle tasche del cittadino. Occorre impedire che l’assistenza sanitaria integrativa sia surrogata da concrete forme di assistenza sostitutiva o complementare; evitare la cosiddetta comunity rating, ovvero la selezione del rischio da parte di chi assicura l’assistenza; evitare il ticket in partecipazione mutualistica”.

 

Un secondo punto riguarda il precariato e i giovani medici. “Occorre dare seguito alle norme vigenti (Dpcm e leggi di bilancio) con il rapido espletamento di concorsi che consentano la stabilizzazione dei titolari di contratti atipici e le assunzioni necessarie al Ssn – dichiara Quici – Al medico specialista, vincitore di concorso pubblico va l’affidamento, fin dal momento dell’assunzione, di un incarico professionale di cui alla lett. c) art. 27 del Ccnl. Va prevista, inoltre, l’assunzione di medici non specialisti o specializzandi nelle aree funzionali di medicina e di chirurgia con inquadramento dirigenziale alla lett. d) art, 27 del Ccnl e possibilità di completare il percorso specialistico, nelle strutture sanitarie per la successiva progressione di carriera. In ogni caso, Cimo rifiuta qualsiasi ipotesi di inquadramento dei giovani medici in un livello che non sia di tipo dirigenziale”.

 

Il terzo punto del programma verte sulla libera professione, “perché è un diritto del medico. Basta col pregiudizio che considera l’intramoenia l’unico strumento per aggirare le liste di attesa – incalza Quici – attribuendo penalizzazioni ai medici per inadempienze non dipendenti dalla loro volontà. Se davvero lo Stato ha interesse a ridurre i tempi di attesa deve sburocratizzare la macchina organizzativa delle aziende sanitarie, deve eliminare il ‘pizzo’ amministrativo che il cittadino è costretto a pagare ogni qualvolta si rivolge al professionista, deve assicurare una maggiore competitività delle strutture sanitarie per evitare ogni forma di sanità low cost anche allargando l’offerta sanitaria ai Fondi sanitari integrativi attraverso specifiche convenzioni con le strutture sanitarie pubbliche secondo nuovi standard che garantiscano tempi di attesa certi e qualità delle prestazioni”.

 

Nel programma di Quici non manca un riferimento ai modelli organizzativi. “Il lavoro del medico è fortemente condizionato dai contesti organizzativi ospedalieri o territoriali e di emergenza urgenza. Per l’Assistenza ospedaliera è necessario chiarire le ‘regoledel gioco’ che sono alla base delle dinamiche interne di ogni attivitàospedaliera e – continua Quici – devono essere applicate in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. La certezza dei ruoli e delle responsabilità non può essere messa in discussione da modelli sperimentali, né tantomeno dal comma 566 che tende a destabilizzare lostato giuridico del personale sanitario. Diventa, quindi, fondamentaleabbandonare le ‘mode’ e concentrarsi su cose concrete ad iniziare da una forte organizzazione dipartimentale. In questa fase il modello di ospedale per intensità di cure è del tutto inapplicabile”.