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Tempario delle prestazioni specialistiche. Apm: “La salute dei cittadini non va a tempo”. Chiesto l’intervento della Fnomceo

Alleanza per la professione medica (che riunisce Andi, Anpo Ascoti Fials Medici, Cimo, Cimop, Fesmed, Fimmg, Fimp, Sbv e Sumai) interviene sul provvedimento della Regione Lazio. “Per ogni prestazione stabilito un tempo troppo ridotto per svolgere un’analisi attenta ed accurata. La Fnomceo si esprima si eticità e leicità che altri decidano al posto del medico”. 

 

“Quelli proposti dalla Regione Lazio sono tempi irrealizzabili e anche pericolosi per la salute dei pazienti perché in così poco tempo un professionista non può svolgere un’analisi attenta ed accurata. Il Paziente è una persona e va considerata e rispettata come tale, specialmente se quando malata diventa più vulnerabile e più fragile”. Lo sostiene in una nota l’associazione Alleanza per la professione medica (Apm), che si domanda “come si possa fare un’elettromiografia semplice in 5 minuti o prevedere che una visita oncologica ne duri 20 quando c’è da considerare l’aspetto umano, empatico e dell’ascolto del paziente”.

 

Apm contesta “questa metodologia basata su tempari, che sempre più spesso si tenta di applicare al lavoro medico, come nel caso della determinazione dei fabbisogni di personale”. E chiede alla Fnomceo di “esprimersi sull’eticità e la liceità che altri decidano al posto del medico, i tempi per eseguire una prestazione o una visita specialistica”.

 

“E’ vero – prosegue Apm -, che in regime ambulatoriale è necessario preparare delle agende di prenotazione cadenzate, con un ‘tempo agenda medio’ tra una prenotazione e l’altra e che questa deve variare rispetto alla complessità prevista dalla prestazione da erogare.  Ma non si può prevedere la reale durata, perché non si possono prevedere le diagnosi. Come si fa a comunicare ad un paziente, dopo la visita, una diagnosi di patologia neoplastica, lo mandiamo via in fretta perché stanno per scadere i minuti previsti dal tempario? E se, come succede, dobbiamo spiegare nei dettagli come eseguire una terapia, specie se innovativa, cosa facciamo, contiamo i minuti? Per queste cose che riguardano il rapporto medico paziente non ci possono essere tempi massimi”.
 

 
“La professione medica – prosegue l’associazione – non può essere trasformata in una catena di  montaggio dell’industria metalmeccanica senza compromettere irreparabilmente il rapporto medico paziente ed incidere negativamente sulla sicurezza delle cure; e poi parliamo di risk management e applicazione della legge 24/2017 sulla responsabilità professionale (legge Gelli). Saper ascoltare e scegliere le parole giuste spesso fanno la differenza tra i professionisti. Il medico deve avere il ‘tempo’ di ascoltare il paziente e di fornire informazioni chiare, personalizzate e veritiere sullo stato di salute, su vantaggi, rischi e possibili complicanze di terapie o modifiche di esse, interventi o procedure diagnostiche, per mettere la persona nelle condizioni di poter esprimere con i tempi giusti il consenso o dissenso”.
 

 
“La burocrazia – conclude Apm – non può e non deve condizionare il lavoro del medico dettando tempi e compiti burocratici o sostituirsi alla cura. Il medico deve poter svolgere la sua professione in scienza e coscienza e non essere limitato o vessato da logiche economicistiche”.