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Renzi su welfare e sanità: il giudizio è di insufficienza

DOTT--QUICIGentile Direttore,
la mozione presentata da Renzi al Congresso PD offre numerosi spunti di riflessione ma poiché rappresento un’organizzazione sindacale, è doveroso da parte mia soffermarmi sul capitolo che ha come titolo “welfare e salute”, un capitolo che coinvolge tutti i cittadini italiani ed una importante fetta del tessuto sociale fatto da medici ed operatori sanitari.
 
In questi anni ci siamo più volte lamentati del fatto che la sanità non è mai stata ricompresa nell’agenda di Governo, di fatto ha sostituito la scuola all’ultimo posto nella lista delle priorità per il Paese. Le leggi finanziarie degli ultimi anni lo dimostrano chiaramente e gli effetti sul nostro SSN sono sotto gli occhi di tutti. Eppure il Ministro Lorenzin ci ha provato a riportare la sanità nell’agenda di governo ma proprio da parte del Governo è mancato il supporto alle sue iniziative, uno su tutti  l’art. 22 del Patto per la salute.
 
Non a caso si è registrato, negli ultimi anni, un aumento drastico degli italiani, oltre 10 milioni, che dichiarano di non potersi curare e, non a caso, è aumento in modo esponenziale l’out of pocket quantificabile nella misura di circa 34 miliardi/anno. Intanto i risvolti negativi vanno dalle note vicende dei Pronto Soccorso italiani, alle liste di attesa sempre più lunghe per carenza di personale e mancate riorganizzazioni, agli scandali delle sanità regionali, alla esplosione del precariato, al salto generazionale con conseguenze pesanti in settori quali le chirurgie, fino alla mancata attuazione di piani sanitari ad iniziare dalle cronicità.
 
Lo sappiamo da anni e lo abbiamo sempre denunciato che manca il personale sanitario, che i medici sono una razza in “estinzione”, come sappiamo da anni che la professione medica è stata marginalizzazione e, di fatto, “commissariata” per motivi di ordine economico a danno della qualità e sicurezza delle cure.
 
E allora, si intende davvero investire in politiche pubbliche della salute? Le attuali esperienze regionali dimostrano il contrario. La crescita esponenziale della sanità privata, favorita dai superticket e dalla guerra all’intramoenia e soprattutto della medicina low cost, è avvenuta in un contesto che ha visto una selvaggia deospedalizzazione delle strutture pubbliche senza l’implementazione di una vera politica sanitaria territoriale. La spending review è stata fin troppo efficace sulla spesa ospedaliera perché favorita della possibilità di standardizzare i processi ma, intanto, ci chiediamo come sono state utilizzate le maggiori risorse trasferite in questi anni dall’assistenza ospedaliera a quella territoriale? 
 
Ma la sanità è parte integrante del welfare per cui occorre preliminarmente chiarire quale sistema di protezione sociale si vuole perseguire. Oggi lo stato impegna, per il welfare, una spesa di 446.956 miliardi (dati ISTAT 2015), di cui il 66,3% per la previdenza, il 10,2% per l’assistenza ed il 23,5% per la sanità.
 
E, allora, che tipo di welfare immagina Renzi? Intende confermare l’attuale modello italiano affidato alla famiglia? Se si, occorrono ulteriori interventi, questa volta non spot ma che vadano oltre gli assegni familiari ed i benefit e che coinvolgano anche strumenti di tax break, ovvero di sostegno fiscale. Ciò in considerazione del fatto che la ripartizione della spesa pubblica alle famiglie rappresenta solo l’1,5% del PIL rispetto ad una media europea del 2,25% o della Francia del 3,9%.
 
Tanto consentirà, ad esempio, anche attraverso partnership pubblico-privato, la sostenibilità delle long-term care essenziali per assistere gli anziani non autosufficienti.
 
Ecco, queste sono solo alcune piccole riflessioni su una mozione che è da considerarsi ancora insufficiente e che dimostra la necessità di una più accurata attenzione ai problemi di welfare e salute dei cittadini italiani.
Nei prossimi mesi, in previsione della tornata elettorale, CIMO solleciterà tutte le forze politiche affinché la sanità italiana occupi un ruolo centrale nei futuri programmi elettorali, unitamente al sistema di protezione sociale del nostro Paese.
 
Guido Quici 
Vice Presidente Nazionale CIMO