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Stipendi medici, su entità degli aumenti nodi ancora da sciogliere. Oggi si decide sullo sciopero


Su convenzioni e contratti si sa che ci saranno aumenti dopo sei anni di blocco ma non si sa di che entità. Ora si sa anche da dove saranno presi. Il Ministero dell’Economia ha inserito un emendamento all’articolo 59 della manovra, quello sulla sanità, che pesca gli incrementi da una quota vincolata del Fondo sanitario nazionale, il Fondo che paga le prestazioni ai cittadini. Tutti gli aumenti del ruolo sanitario Ssn verranno dai soldi per la sanità e non da quelli per la pubblica amministrazione, cui invece attingeranno gli altri pubblici dipendenti. La notizia arriva mentre la Commissione di Garanzia ha diffidato i sindacati dei medici dallo scioperare lunedì 28 novembre: venerdì 25 scioperano già i Cobas, e pur non essendo i sindacati di base super rappresentativi in sanità, si vorrebbero evitare rischi di paralisi negli enti pubblici; i sindacati medici scelgono oggi se optare per un’altra data o confermare il 28, opzione a rischio sanzioni. Torniamo però agli aumenti: la modifica alla Finanziaria cita lo stanziamento del dpcm 18 aprile 2016 che individuava per gli aumenti 2016-18 nella Pubblica amministrazione il tetto dello 0,4 per cento del monte salari al netto delle spese per l’indennità di vacanza contrattuale. Ma il Governo per i rinnovi contrattuali di tutta la Pa, polizia inclusa, e le nuove assunzioni, da inizio mese ha indicato una nuova cifra, 1,9 miliardi, che accresce di molto il “tesoretto” del fondo Pa. Per tutti, medici e amministrativi, si vociferava fin qui di uno 0,8 per cento in più sul monte salari. Tuttavia il nuovo comma 13bis dell’articolo 59 della manovra cambia le carte. In peggio? «Il Ministero della Salute ci ha parlato di questa novità in modo favorevole, significa che 100 mila medici dirigenti (più i convenzionati) e 500 mila infermieri ed altri professionisti sanitari attingono gli aumenti non dagli aumenti previsti per 2,6 milioni complessivi di dipendenti Pa ma da una porzione coerente affidata al Fondo sanitario nazionale. Dividendo la torta tra un numero minore di professionisti potrebbero anche esserci più soldi», dice Riccardo Cassi presidente del sindacato Cimo.  «Realisticamente però bisogna attendere che cosa sarà scritto sul provvedimento attuativo».

«Sulla carta – riflette Cassi – l’essere vincolati ad una quota del Fsn ci mette in conflitto d’interesse con il Fondo stesso. Ma le risorse per gli aumenti potrebbero essere attinte anche dai risparmi conseguiti con le ristrutturazioni dei reparti. La legge prevede che ne possa beneficiare il personale, il quale vive gli accorpamenti sulla propria pelle». Gli aumenti 2017 arriverebbero in aggiunta all’indennità di vacanza contrattuale, 24 euro al mese, che non sarebbe intaccata: l’indennità fu attribuita nel 2010 a tutto il pubblico impiego prevedendo che i rinnovi successivi sarebbero andati per le lunghe. Dopo il blocco dei contratti non fu mai più incrementata. In questi giorni, come ricorda Cassi, Cimo al governo ha manifestato un’urgenza pressante, chiedendo il reintegro dei fondi accessori, «quelli che servono per pagare gli avanzamenti di carriera, le stabilizzazioni, gli straordinari dei medici, le ore in indennità di piena disponibilità. Abbiamo proposto degli emendamenti in manovra che la Commissione Bilancio ci ha bocciato proprio ieri in modo poco lungimirante; questi fondi purtroppo ad oggi restano depauperati dalle esigenze di cassa delle aziende che poi a loro volta avranno difficoltà a coprire ore in più in alcuni reparti per assicurare prestazioni legate ai livelli essenziali di assistenza».

Mauro Miserendino