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Sciopero dei medici il 28 novembre. Le cinque richieste per evitarlo

L’ultimatum durante il sit-in a piazza Monte Citorio: «Senza fondi per assunzioni e contratto incrociamo le braccia»


«Il 28 novembre si sciopera». L’annuncio è arrivato durante il sit-in a piazza Monte Citorio dei medici dipendenti del Servizio sanitario pubblico dell’Intersindacale, da settimane in stato di agitazione perché «maltrattati sul piano economico per le scarse risorse destinate ad assunzioni e rinnovo contrattuale». Prima di incrociare le braccia i camici bianchi concederanno, ad ogni modo, un’ultima possibilità al governo.

 

«Se entro il 24 novembre, giorno della presentazione degli emendamenti alla Legge di Stabilità, avremo risposte concrete, vedendo esaudite le richieste presentate al Ministro alla Salute Beatrice Lorenzin, si può scongiurare lo sciopero del 28» anticipa Riccardo Cassi, presidente nazionale di Cimo.

 

Le richieste dell’Intersindacale vertono sostanzialmente su cinque punti (http://www.cimomedici.it/2016/11/finanziamento-contratti-lavoro-locandina-richieste-intersindacale):

 

  • garantire l’estensione anche alla sanità dei benefici concessi a 24 milioni di lavoratori privati dalla defiscalizzazione della produttività, elemento che potrebbe essere finalizzato ad un piano nazionale per l’abbattimento delle liste di attesa;
  • estendere al settore pubblico i benefici del welfare aziendale, con la possibilità di contributi alla previdenza integrativa e, per le donne, di strumenti con i quali meglio conciliare vita e lavoro;
  • attribuire al trattamento accessorio del personale dipendente, il cui taglio ha colpito quella parte del salario che remunera la produttività, il merito e il lavoro flessibile e disagiato, nonché l’incremento dei carichi di lavoro, le risorse derivanti dalla riduzione del numero di Unità Operative Complesse e Semplici;
  • evitare il congelamento al 2015 delle risorse destinate al trattamento accessorio della dirigenza medica e sanitaria esclusa dal ruolo unico della dirigenza del pubblico impiego;
  • determinare i fondi contrattuali, a decorrere dal 1 gennaio 2017, secondo le previsioni dell’ultimo contratto collettivo nazionale del 2009, ripristinandone i meccanismi.

 

«La legge di bilancio – ha aggiunto sempre a Monte Citorio Costantino Troise, Segretario Nazionale Anaao – si è dimenticata di medici, veterinari e dirigenti sanitari. Ovvero di chi, in questi anni di crisi economica, ha garantito, anche in carenza di risorse economiche, che il Servizio sanitario nazionale continuasse a tutelare la salute dei cittadini. I finanziamenti sono incerti ed esigui, il depauperamento delle risorse accessorie ha continuato indisturbato. Sono incerti i numeri anche per il finanziamento di nuova occupazione, per permetterci di rispettare gli orari europei e di stabilizzare i precari».

 

«I fondi per i rinnovi contrattuali della P.A. sono indistinti – ha affermato Massimo Cozza, segretario di Cgil medici – e rischiamo che per la sanità rimanga ben poco. Veniamo da anni di tagli in sanità e di blocco del turnover. Se i medici non vengono sostituiti, le liste d’attesa rischiano di aumentare sempre di più».

 

«Abbiamo formulato le nostre richieste – afferma il segretario nazionale della Cisl Medici, Biagio Papotto – ed ora attendiamo una risposta concreta: chiaramente senza un adeguamento delle risorse destinate al rinnovo dei contratti, alla stabilizzazione dei contratti e alle nuove assunzioni, fondamentali per sbloccare il turnover e poter finalmente applicare la legge sugli orari di lavoro, saremo costretti a scioperare: abbiamo già fissato la data, quella del 28 novembre, ma siamo fiduciosi, anche alla luce dell’incontro di ieri con il ministro Lorenzin, che possa sbloccarci qualcosa prima».

 

Pierluigi Ugolini, segretario nazionale S.I.Ve.M.P (il sindacato italiano dei veterinari pubblici) ha posto l’attenzione sulla stabilizzazione dei precari: «Ci aspettiamo che i contratti dei medici e dei veterinari precari della ricerca e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, possano essere ulteriormente rinnovati per via amministrativa entro il 31 dicembre senza che questo li faccia ricadere (e decadere) sotto la scure normativa che li dichiara impraticabili dopo il 1° gennaio».

 

Alessandro Vergallo, presidente nazionale di Aaroi Emac (anestesisti e rianimatori) ha, invece, evidenziato due forti criticità: «Innanzitutto il fabbisogno ospedaliero di anestesisti e rianimatori espresso dalle Regioni è largamente sottostimato. Di fatto si utilizzano in modo inappropriato gli specializzandi e i medici sono spesso costretti a scegliere quale paziente abbandonare. Altra questione di particolare rilevanza è poi l’inserimento della parto-analgesia tra i Lea ad isorisorse. Noi siamo favorevoli a questa misura, ma si tratta di un carico di lavoro aggiuntivo per gli anestesisti e bisogna capire quali ospedali possono farla e quali no. È impensabile che possa essere garantita nel piccolo ospedale sotto casa».

 

Ad aderire al sit-in a Monte Citorio i medici dei sindacati dell’Intersindacale della Dirigenza Medica che comprende: Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Fvm, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr), Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, e Uil Fpl Medici.

 

di Ciro Imperato