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Emergenza-urgenza, Coordinamento Cimo: senza un’area unica rischio sostenibilità

La mancata applicazione dell’atto che costituiva il servizio di emergenza urgenza del sistema sanitario nazionale e regionale, rischia di far collassare tutto il sistema. A lanciare l’allarme, al termine della riunione nazionale, il coordinamento Cimo Emergenza Urgenza che, in una nota sottolinea come sia necessario «ora più che mai, avere a livello nazionale un sistema uniforme sotto gli aspetti organizzativi dei sistemi di emergenza urgenza» e come si tratti di «una delle necessità imprescindibili per affrontare le nuove sfide poste dalla riorganizzazione dei servizi a livello territoriale e ospedaliero». La sanità, continua la nota «è in continua ricerca e sviluppo di un nuovo modello clinico assistenziale, territorio-ospedale, sicuro e di qualità, che usi le risorse in modo appropriato, garantendo i livelli minimi assistenziali, migliorando continuamente la qualità e gli esiti dei servizi erogati. Per questo riteniamo che l’Emergenza urgenza debba diventare la colonna vertebrale sistema sanitario nazionale, costituita da più corpi: quello del sistema 118 (emergenza preospedaliera), i servizi di pronto soccorso di osservazione (emergenza alla porta dell’ospedale), le medicine urgenza e di intensità (emergenza intra ospedaliero). 

 

Solo creando una rete, che unisca il territorio all’ospedale e gli ospedali fra loro, si potrà affrontare e garantire l’emergenza». Il coordinamento Cimo sta raccogliendo dati sulle criticità a livello territoriale. I dati raccolti verranno presentati il 28 e il 29 ottobre nel corso del convegno annuale. «In attesa che anche i dati confermino quanto sosteniamo da anni» conclude la nota, «chiediamo al Governo e alle Regioni: un Dipartimento Emergenza Urgenza in ogni azienda; un Dipartimento Monospecialistico con “Specialista in Medicina di Emergenza Urgenza” a garanzia dei Pdta per Patologie e Traumi Tempo dipendenti; Piante Organiche determinate e definite; standard del personale nell’emergenza sistema 118, nel Pronto Soccorso, OBI e nei reparti di degenza e, infine, la stabilizzazione dei medici precari a rapporto subordinato e di tutti quei medici che non hanno la specializzazione ma che in questi anni hanno maturato conoscenze e competenze lavorando a sostegno del sistema emergenza urgenza regionale e un unico contratto lavorativo.