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Medici, carenza di personale e stipendi in calo. Dal Mef un quadro allarmante  

La Ragioneria generale dello Stato ha reso noti i risultati della rilevazione 2014 sugli organici del Pubblico impiego e ha confermato l’allarme lanciato in questi ultimi mesi sulla carenza più che cronica di personale, aggravata ora dall’entrata in vigore dell’orario di lavoro secondo le regole Ue. La riduzione è su tutte le voci del Conto annuale: -218 infermieri maschi in meno rispetto al 2013 e -1.676 donne; meno professionisti in part time. Dal punto di vista delle retribuzioni il calo più forte è sulle voci stipendiali (-74 euro, di cui -64 euro per la sola retribuzione individuale di anzianità) e sulle indennità accessorie (-56 euro) seguite da quelle fisse. Una sola voce, nemmeno a dirlo visto il problema posto dall’orario Ue, aumenta: le retribuzioni per straordinario, che crescono in media di 41 euro per il 2014. Vuol dire, in pratica, che sempre meno personale lavora sempre di più e pagato anche peggio nel complesso (tolto il guadagno dello straordinario il calo della retribuzione media sarebbe di -135 euro in un anno).

Nello specifico, per quanto riguarda i dirigenti medici nel 2014 si registra un calo dai 113.803 camici bianchi a tempo indeterminato del 2013 si è passati ai 112.746 del 2014 (-1.057) con una età media che è arrivata 52,83 (52,2 nel 2013). Lo stipendio medio è stato di 73.019 contro i 73.248 (meno 229 euro) rispetto al 2013. Scendono anche i Dirigenti non medici che rispetto ai 19.477 del 2013 nel 2014 risultano 19.090. «Su questa media nazionale – ha spiegato a DoctorNews33, il presidente Cimo Riccardo Cassi – influisce molto il massiccio pensionamento che è oggi in atto e che riguarda proprio quei medici che hanno retribuzioni più alte. E’ evidente, dunque, che con questo trend si riduca la spesa media. E teniamo conto che essendo dati del 2014, quando cioè la Fornero bloccò i pensionamenti, sono anche numeri meno imponenti di quelli che abbiamo per il 2015 e 2016. Ma al di là di questi tecnicismi direi che la cosa grave è che continuano ad andare via medici senza che siano rimpiazzati da nuove leve».

E poi tutta la questione delle indennità. «Mentre prima la componente accessoria di chi andava in pensione – aggiunge Cassi – rimaneva a disposizione delle aziende, con le successive leggi di Stabilità queste somme vengono meno e quindi progressivamente si è innescata questa riduzione del monte salari. La perdita pro capite dipende soprattutto e principalmente da questo». Per Cassi la tendenza ormai diffusa è quella di una riduzione di medici e un appiattimento verso il basso di tutte le retribuzioni. «C’è stato, poi, un aumento dei contratti a tempo determinato che precarizzano tutti. Ma se si vuole un sistema che funzioni bene, bisogna che le persone siano assunte dandogli delle certezze». In sostanza, tutte le retribuzioni dei professionisti del Ssn sono in calo, medici e dirigenti non medici compresi, così come gli organici che nel complesso si riducono dell`1% (-6.447 unità) di cui perdono lo 0,9% rispettivamente personale e medici, il 2% i dirigenti non medici e crolla l'”altro personale” (-5,3%), tra cui i direttori generali, sanitari e amministrativi, che scontano la riduzione delle aziende ormai in atto in quasi tutte le Regioni. Gli unici a restare stabili sono i direttori sociosanitari a cui sempre di più le aziende stanno affidando il difficile compito di organizzare la continuità assistenziale ospedale-territorio.

Rossella Gemma