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Cimo-Fesmed: i perché di un Patto federativo

Nel panorama del sindacalismo che si occupa di medici convenzionati e dipendenti non si può fare a meno di osservare che il contratto nazionale della Medicina generale viene discusso da quattro sigle sindacali, una delle quali ha la maggioranza assoluta delle deleghe. Allo stesso modo, il contratto della Pediatria di libera scelta viene discusso da quattro organizzazioni sindacali, una delle quali detiene la maggioranza assoluta delle deleghe. La stessa identica situazione si ripresenta per il contratto della Medicina specialistica ambulatoriale, veterinaria ed altre professionalità. Al contrario, il contratto nazionale della dirigenza medica e veterinaria (ex area IV) vede schierate ben dieci sigle sindacali e per ottenere la maggioranza del 51% è necessario che si raggiunga un accordo fra quattro o cinque organizzazioni. Se a questo aggiungiamo che la differenziazione delle linee programmatiche delle diverse sigle non sempre è così evidente anzi, spesso si assiste alla ripresentazione dello stesso elenco di rivendicazioni, con differenze marginali fra una sigla e l’altra, c’è da chiedersi per quale motivo continui a sopravvivere un così elevato numero di sigle sindacali nell’area contrattuale della dirigenza medica. 
Se si riflette su questo si comprende che la soluzione al problema deve necessariamente seguire la via della semplificazione della rappresentanza sindacale medica e che questo può avvenire solo attraverso delle operazioni di accorpamento fra le OO.SS. che rappresentano la dirigenza medica e veterinaria, anche con modalità e tempi diversi.
Benché questa analisi sia condivisa da molti la sua attuazione presenta degli ostacoli non facili da superare: con quale criterio procedere alla scelta dell’organizzazione con la quale accorparsi? Come districarsi fra le leggi e le norme che regolano la materia? Come superare la resistenza al cambiamento insita in ciascuno di noi e particolarmente radicata in chi per molti anni ha militato nella stessa organizzazione sindacale? 
In verità qualcosa si è già mosso e in questa fase di transizione, che vede bloccate dal 2009 la definizione dei comparti e delle aree di contrattazione, alcuni hanno dato per scontato che la dirigenza SPTA sarebbe stata riunita alla dirigenza medica e veterinaria e hanno accolto fra le proprie file dirigenti di professioni diverse da quella medica, non considerando a pieno le prevedibili difficoltà a rappresentare interessi diversi. Altre OO.SS. invece hanno ritenuto che la specificità della professione medica richiedesse di essere rappresentata in maniera peculiare ed esclusiva e questa è la scelta che hanno fatto CIMO e FESMED. 
Nel primo caso, infatti, prevale la visione del dirigente che origina dalla 502/99 (appiattimento dei livelli, burocrazia, budget virtuali, ecc.); nel secondo caso viene esaltata prioritariamente la specificità della professione medica, la difesa di una professione altamente specializzata che si considera non omologabile alle altre dirigenze presenti nella Pubblica amministrazione (prevalentemente gestionali-ammnistrative), e che utilizza gli strumenti del governo clinico. 
Ma non è solo su questo aspetto che in questi anni la CIMO e la FESMED hanno manifestato una identità di vedute, molte altre sono le questioni che hanno affrontato fianco a fianco, compresa l’iniziativa APM che non a caso ha visto CIMO e FESMED tra i fondatori: dalla battaglia per la difesa della professione medica, alla rivendicazione della leadership del medico nel lavoro di equipe, alla richiesta di introdurre per la dirigenza medica del SSN una nuova carriera basata sulle competenze professionali, a nuove regole sulla libera professione che ne consentano l’effettivo svolgimento, alla rivendicazione dell’attività formativa negli ospedali e per i medici del SSN.
L’idea di un Patto federativo tra CIMO e FESMED nasce da una evidente convergenza della visione di politica sanitaria tra le nostre OO.SS. che riguarda, innanzitutto, la professione medica ma si estende anche alla rappresentanza e rappresentatività, portando il Patto federativo a rappresentare oltre il 18% dell’ex Area IV, con le ricadute che questo può avere nel raggiungimento dei comuni obiettivi di natura contrattuale.
Gli organismi statutari di CIMO e FESMED hanno deciso di compiere il primo passo verso la possibile fusione in un unico soggetto sindacale attraverso la sottoscrizione del patto federativo che presentiamo oggi e con il quale le rispettive rappresentanze in vista di una possibile fusione si impegnano sin da ora ad agire a livello nazionale, regionale e aziendale in maniera distinta ma coordinata, cercando preventivamente un’intesa attraverso momenti di riflessione e confronto. Allo stesso modo, la sottoscrizione di tutti gli accordi nazionali, regionali e aziendali sarà effettuata in maniera distinta ma coordinata.
Il Patto Federativo ha, inoltre, lo scopo di creare un polo catalizzatore per chi crede nella peculiarità della professione medica, al fine di aumentarne la rappresentatività nelle sedi istituzionali.
CIMO e FESMED ritengono che questa sia la strada per iniziare quel processo di semplificazione del panorama sindacale della dirigenza medica del SSN, da più parti auspicato e si augurano che altre sigle sindacali possano aggregarsi, riconoscendosi nei valori e negli obiettivi.

di Riccardo Cassi (Cimo) e Carmine Gigli (Fesmed)