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Riforma Titolo V. Appello dei medici ai senatori: “Non toccate il testo della Camera. Finalmente limitate prerogative Regioni. Guai a ripensarci”

In una nota diffusa oggi la Fnomceo e i sindacati medici sollecitano il Senato a respingere gli emendamenti all’art.31, comma 117, come modificato dalla Camera, dove vengono introdotti i poteri esclusivi dello Stato anche sulla tutela della salute e le politiche sociali. 

 

La riforma della Costituzione è ormai alle battute finali al Senato e superati gli scogli più dirompenti, quelli sul Senato elettivo o non elettivo, si stanno affrontando gli altri articoli, tra i quali il 31, che riforma il comma 117 dove è descritto “il chi fa cosa” tra i vari livelli di governo dello Stato, comprese le competenze in materia sanitaria.

Il timore dei medici italiani, che oggi hanno diramato un appello ai senatori, è che possano passare alcuni emendamenti al testo approvato dalla Camera, nella parte dove sono stati dati maggiori poteri allo Stato in materia sanitaria, tornando così alla situazione del 2001 o peggio. I medici chiedono infatti che “non vengano approvati emendamenti riduttivi della potestà legislativa esclusiva dello Stato, riguardanti la tutela della salute e le politiche sociali e della facoltà di intervento sostitutivo da parte dello Stato”, vale a dire le modifiche apportate dalla Camera nel marzo scorso.

L’attuale Costituzione, in vigore dopo la riforma del 2001, prevede infatti la legislazione concorrente tra Governo e Regioni in materia di sanità e questo ha contribuito negli anni, oltre cha a un contenzioso abnorme, anche al realizzarsi di troppe difformità nell’erogazione di quei livelli di assistenza che dovrebbero, sempre secondo la Costituzione, essere uguali per tutti, indipendentemente dalla carta d’identità.

Una “deriva localistica” alla quale i medici, si legge nell’appello ai senatori, “si oppongono, perché impedisce allo Stato di intervenire fattivamente in quelle Regioni nelle quali il malgoverno e la cattiva politica non  garantiscono i Lea ai cittadini e costringono ad estenuanti trattative in Conferenza Stato Regioni, che spesso bloccano per anni provvedimenti importanti per rinnovare il Ssn”.

La Camera ha appunto modificato quel testo, cancellando la concorrenzialità legislativa e dividendo nettamente i poteri tra Stato e Regioni in materia di sanità. In particolare allo Stato spetterebbe la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; disposizioni generali e comuni per la tutela della salute; per le politiche sociali e per la sicurezza alimentare”.

Alle Regioni, invece, resterebbe solo “la potestà legislativa in materia di  di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali”.

C’è infine anche una cosiddetta clausola di “supremazia”, sempre prevista dal testo approvato dalla Camera ed ora al voto del Senato, per la quale lo Stato potrebbe intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva qualora “lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.

Per i medici si poteva fare ancora di più, scrivono nell’appello, “il testo della Camera non è perfetto ma almeno riporta alcuni poteri allo Stato”, dicono.

Da qui l’appello ai senatori ai quali si chiede di non perdere “quest’occasione unica per poter garantire livelli uniformi di assistenza a tutti i cittadini italiani”, perché, concludono Fnomceo e sindacati medici, “potrebbero non esservene altre”.