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Se il medico va in crisi. Pagati sempre di meno. Sommersi dalla burocrazia e con l’incubo degli avvocati in corsia. I perché e le soluzioni alla crisi professionale più difficile degli ultimi anni (Quotidiano sanità)

Forum con i principali sindacati medici e i candidati alla guida della Fnomceo. Interventi di: Costantino Troise (Anaao Assomed),Riccardo Cassi (Cimo), Giacomo Milillo (Fimmg), Roberto Lala (Sumai), Massimo Cozza (Fp Cgil Medici),Biagio Papotto (Cisl Medici), Toti Amatoe Roberta Chersevani (Fnomceo).

La loro busta paga “vale meno” di quella dei loro padri ma anche dei “fratelli” maggiori. Subissati dalle denunce dei pazienti. Preoccupati per le nuove norme sull’accesso al Ssn che potrebbero vedere nascer una nuova categoria di medici di serie B posti fuori dalla dirigenza. Umiliati dal blocco del contratto che dura da cinque anni. Stroncati dall’azzeramento del turn over. Beffati dal miraggio del “governo clinico” promesso da anni ma ormai nel dimenticatoio dei lavori parlamentari. E poi “l’assedio” delle altre professioni. Questo soprattutto per i dipendenti.

Per i convenzionati stessa umiliazione per una convenzione che forse si farà ma a costo zero e dallo spettro di una riforma delle cure primarie della quale dovrebbero essere protagonisti ma che stenta ancora a decollare.

Insomma il medico italiano è in crisi. Ma è possibile uscirne? E come? Lo abbiamo chiesto a: Costantino Troise (Anaao Assomed), Riccardo Cassi (Cimo), Giacomo Milillo (Fimmg), Roberto Lala (Sumai), Massimo Cozza (Fp Cgil Medici), Biagio Papotto (Cisl Medici), Toti Amato e Roberta Chersevani, i due candidati alla presidenza Fnomceo che si sfideranno alle prossime elezioni del 23 marzo.

Riccardo Cassi (Cimo): “Le condizioni di lavoro sono sempre più stressanti e manca un ricambio generazionale”.Che la crisi del medico si ormai un fatto conclamato è una certezza anche per il presidente nazionale della Cimo. “Le condizioni di lavoro dei medici sono sempre più stressanti – ha ricordato – anche a causa del blocco del turn over. Non c’è ricambio generazionale. Il fenomeno della medicina difensiva è devastante. A questo si aggiunge l’aspetto economico: non c’è un rinnovo del contratto da cinque anni”.
Tuttavia, per Cassi, paradossalmente l’aspetto economico non è il punto nodale della crisi che attraversa la professione medica: “C’è una demotivazione del ruolo del medico causata anche dal blocco delle carriere e da un sistema degli incarichi che è in stallo. Anche la crescita di motivazione delle altre figure professionali, come ad esempio gli infermieri, non aiuta e mette in crisi le competenze dei medici, tant’è che in molti vivono il comma 566 come un’aggressione”.
Insomma, i medici si sentono “sbalestrati” e devono recuperare certezze. Ma i rischi più grandi li corrono le nuove generazioni di camici bianchi. “C’è tutta una classe di giovani medici – ha aggiunto Cassi – che vivono in uno stato di precariato senza avere la certezza di uno stipendio e di una pensione. Medici ancora più demotivati e senza prospettive per il futuro”.

Come uscire dall’impasse? Per Cassi, il Governo dovrebbe riportare la sanità ai primi posti della sua agenda: “Renzi punta a una buona scuola, ma la buona sanità sembra non interessare”. Comunque, il presidente della Cimo non perde il suo ottimismo: “Se arriverà rapidamente la riforma del Titolo V qualcosa potrebbe cambiare, anche perché attualmente, non si riesce ad avere un confronto con le Regioni e c’è un forte ingerenza della politica”. Bisognerebbe anche che i medici facessero la loro parte, “devono fare sentire le loro ragioni”. Ma anche i sindacati devono cambiare pelle: “Il modo di fare sindacato al quale ci siamo fin ora abituati non è più proponibile. Serve una maggiore unità. Di fronte ad un momento di crisi così profondo, i sindacati dovrebbero trovare una linea comune. E introdurre nelle proprie fila sempre più giovani”.