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CIMO, 14 MLD L’ANNO SPESA DA MEDICINA DIFENSIVA, URGONO SOLUZIONI (ADNKRONOS – SALUTE)

Milano, 9 mag. (Adnkronos Salute) – “Tra tagli e medicina difensiva la sanità italiana muore”. Si calcola che solo il boom di pratiche diagnostiche e terapeutiche disposte dai ‘camici bianchi’ per tutelarsi dal rischio di una causa, “comporti una spesa annuale di circa 14 miliardi di euro”. Con questo monito la Cimo Asmd della Lombardia annuncia per martedì 14 maggio, alle 13.30 al Tribunale Civile di Milano, il convegno ‘Colpa medica – 10 mosse per salvare l’universalità del sistema sanitaria nazionale’. All’incontro è attesa, tra gli altri, la presenza del ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

“In Italia – osserva l’associazione sindacale medici dirigenti – negli ultimi anni vi è stato un incremento delle richieste di risarcimento totalmente ingiustificato. Condizioni che portano a conseguenze gravi anche in presenza di un comportamento medico corretto esistono ed esisteranno sempre. I medici si trovano quindi ad operare in condizioni estremamente stressanti, a loro volta causa di un aumento dei rischi e della possibilità di errore e dell’esplodere della medicina difensiva con costi enormi per la collettività”.

“Attualmente – aggiunge la Cimo Asmd – il 95% delle richieste di risarcimento finisce in tribunale, oltre il 70% dei medici viene comunque prosciolto o assolto, ma i processi durano anni”. Secondo il sindacato, dunque, “sono inderogabili vere e radicali le riforme del sistema, in assenza delle quali ci saranno solo interventi palliativi”.

“Per fare il punto sulla situazione e aiutare il legislatore a produrre una normativa che aiuti a colmare definitivamente un deficit legislativo”, la Cimo Asmd chiede che venga adottata una lista di provvedimenti ad hoc: 1) Depenalizzazione dell’atto medico; 2) Applicazione del concetto di lite temeraria, con diritto di rivalsa nei confronti di coloro che intentano cause strumentalmente senza alcun fondamento clinico; 3) Inversione dell’onere della prova nelle cause civili.

E ancora: 4) Percorsi extragiudiziali per la risoluzione del contenzioso, con automatica remissione della querela in presenza di un accordo risolutivo; 5) Albi dei periti costituiti con criteri stringenti che certifichino la professionalità di chi indiscutibilmente contribuisce al formarsi del giudizio; 6) Introduzione del concetto di alea terapeutica (quando ad esempio vi siano effetti avversi non prevedibili dovuti all’uso di un farmaco, o rischi insiti e ineliminabili in una procedura); 7) Copertura assicurativa e/o gestione diretta del sinistro da parte della struttura, identificando un fondo regionale finanziato anche con i risparmi derivanti dalla riduzione della medicina difensiva; 8) Riduzione a 5 anni dei termini di prescrizione; 9) Tetto ai risarcimenti; 10) Obbligo dell’introduzione nelle aziende di una vera prevenzione del rischio.

“A chi trovasse queste proposte eccessivamente favorevoli ai medici – conclude il sindacato dei medici dirigenti – sarebbe utile ricordare che il medico del Servizio sanitario nazionale è obbligato ad intervenire e a trattare il paziente anche nei casi più gravi e complessi, e che l’affrontare queste emergenze in perenne stato di allarme non fa altro che aumentare i rischi comunque insiti in qualsiasi trattamento”.