Il Coordinamento Ospedali Classificati e Religiosi è nato nel 2000 all’interno della CIMO nella consapevolezza dell’importante ruolo svolto nell’ambito del SSN da parte di questi Enti, distribuiti su tutto il territorio nazionale in un numero non trascurabile, garantendo in alcuni casi livelli di assistenza di eccellenza e costituendo punti di riferimento anche oltre la propria area geografica.
Dalla nascita del Coordinamento sono stati organizzati diversi incontri e convegni al livello locale, regionale e nazionale con l’intento di difendere i diritti dei medici dipendenti da queste strutture nel rispetto della normativa nazionale e regionale.
Una delle battaglie sindacali più significative condotta dal Coordinamento fu fatta con l’entrata in vigore della Riforma Bindi che, come noto, introdusse l’indennità di esclusività per i medici ospedalieri che optano per l’attività libero-professionale extra-moenia. Il Coordinamento riuscì a far corrispondere la voce relativa all’indennità di esclusività anche ai medici dipendenti dalle strutture religiose.
L’obiettivo di questo Coordinamento è dunque quello di continuare ad affrontare e auspicabilmente risolvere i tanti problemi dei dirigenti medici di questo settore, cercando di difenderne il ruolo strategico svolto da costoro nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
La storia degli Ospedali Classificati e Religiosi
Gli ospedali dipendenti da Ordini Religiosi, anche di fede non cattolica, vantano una grande tradizione storica e culturale di assistenza sanitaria in Italia. I Patti Lateranensi disposero che tali istituti ecclesiastici, stante l’attività sociale ed assistenziale fornita anche ai laici, fossero sottoposti alle leggi civili attinenti tali attività. La legge n. 833 del 23/12/1978, istitutiva del SSN, confermava l’autonomia giuridico-amministrativa degli ospedali classificati e li definiva “istituzioni sanitarie riconosciute che esercitano l’assistenza pubblica” che “conservano la loro posizione di soggetti attivi nel sistema pubblico dell’assistenza”. Tuttavia tali principi contenuti nella legge di riforma sanitaria non sono stati, a tutt’oggi, portati a completo compimento in particolare ai fini del finanziamento dei servizi erogati che vengono riconosciuti a tetto di spesa, senza possibilità di rinegoziazione in caso di sforamento dello stesso, così come è possibile per le strutture pubbliche. Una situazione preoccupante che è al vaglio della Santa Sede, tanto da essere stata pubblicamente rimarcata anche da Papa Francesco nel corso dell’Angelus del giorno 11/07/2021 dal balcone della stanza del Policlinico “Gemelli”, ove era ricoverato.
La maggioranza delle strutture aderiscono all’ARIS (Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari) che ne cura e rappresenta gli interessi, nella maggior parte viene applicato il contratto ARIS-ANMIRS (Associazione Nazionale Medici Istituti Religiosi Spedalieri); in diverse è invece applicato il CCNL dei dirigenti medici dipendenti da strutture pubbliche, compatibilmente con la loro peculiarità giuridico-amministrativa.