Le prime “tre” priorità per la sanità 2020. Forum con i sindacati della dirigenza medica e sanitaria. Risponde Cimo-Fesmed

Aspettative, timori e richieste per il 2020 della sanità concentrate nelle prime tre priorità che si dovrebbero affontare per dare una svolta al sistema sanitario italiano. Risponde Guido Quici, Presidente nazionale Cimo-Fesmed 

 

16 GEN – Nel 2020 sono molteplici le sfide che attendono la sanità italiana. Quali sono le vostre 3 priorità?

 

Guido Quici, Presidente nazionale Cimo-Fesmed:
 
Le condizioni di lavoro dei medici per CIMO-FESMED sono la priorità assoluta. I sanitari sono davvero allo stremo, in condizioni di disagio e demotivazione professionale. Se è in atto una fuga dei medici dal SSN è perché il medico non si sente “tutelato”, non solo sul fronte delle aggressioni fisiche quanto su quelle legali e reputazionali, alimentate da attori concentrati sull’espansione del contenzioso sul rischio professionale. Al tempo stesso il medico è stanco di essere esposto a condizioni di stress per garantire turni di servizio legati a vistosi vuoti di organico.

 

Non sono certo di aiuto alcune “innovazioni” contrattuali, quali la possibilità della pronta disponibilità pomeridiana o la regolamentazione dell’orario di lavoro non in linea alla normativa europea, che potrebbero peggiorare ulteriormente le condizioni di lavoro. Ovviamente, la tutela del medico è anche valorizzazione della professione: anche su questo, il contratto di lavoro non offre sufficienti garanzie di carriera a causa della ristretta percentuale di incarichi professionali legata alla capienza del fondo e, soprattutto, all’ampia discrezionalità aziendale nell’affidamento degli incarichi. Non da meno sono le condizioni di lavoro dei medici che lavorano nelle strutture private. Tutte queste dinamiche sono ben conosciute dai giovani colleghi, molti dei quali hanno già scelto di lavorare in altri Paesi.

 

Come Federazione CIMO-FESMED riteniamo sia scaduto il tempo dei proclami. Chiediamo una rapida approvazione del Ddl contro le aggressioni al personale, ancora fermo presso la Commissione Affari Sociali della Camera, ed è necessario lavorare sui nuovi temi emergenti della responsabilità professionale, prima di tutto rendendo operativi i Decreti Delegati della Legge Gelli. E sulle condizioni di lavoro e sulla carriera professionale, la Federazione sta lavorando alla proposta di una nuova piattaforma contrattuale, anche per correggere le vistose anomalie dell’attuale contratto.
 
La seconda priorità è iniziare quella “terapia d’urto” necessaria a dotare la sanità di un progetto di visione e proiezione nel futuro. La costante involuzione dell’ultimo decennio ha reso sempre meno sostenibile il nostro servizio sanitario. La politica ha dimostrato di essere sempre meno attenta ai bisogni di salute dei cittadini e alla tutela dell’ottimo personale sanitario: riducendo la spesa sanitaria, operando tagli lineari e favorendo una sanità sempre più differenziata tra le regioni italiane, ha mancato una buona opportunità di rilancio.

 

Oggi manca una visione politica di ampio respiro per la sanità, che superi la logica di soluzioni tampone che, di fatto, hanno impedito al decisore politico di avere quella necessaria visione globale che tenga conto delle sfide evolutive della sanità: epidemiologiche, sociali, economiche e organizzative. E’ necessaria una terapia d’urto e non può che riguardare un rifinanziamento del nostro SSN. L’attuale incremento del FSN di 2 mld sarà appena sufficiente a onorare il contratto di lavoro scaduto nel 2018, a far fronte alle assunzioni del personale, ad innalzare del 2% la spesa sanitaria privata, ad abolire il superticket…ma, intanto, mancano risorse concrete per le cronicità e per i piani di prevenzione.

 

Come Federazione CIMO-FESMED riteniamo fondamentale che il Patto della salute rimetta in agenda tematiche quali l’assistenza ospedaliera e il piano emergenze urgenze, occorre impedire alle regioni di definire standard organizzativi “fantasiosi” finalizzati a conferire funzioni e ruoli dei sanitari in modo inappropriato. Più in generale, occorre rivedere il fondo sanitario nella sua composizione perché non è possibile “giocare” ancora con alchimie economicistiche che mettono in un unico contenitore il costo di una siringa, di un farmaco, di una prestazione, includendo anche il costo del personale.

 

Infine, riteniamo prioritario dare una nuova governance in termini di rappresentanza e rappresentatività sindacale. Sarebbe auspicabile avviare un percorso comune che conduca all’aggregazione di più forze sindacali. In questa ottica, è a buon punto il processo che renderà la federazione CIMO-FESMED un sindacato unico, mentre continua a procedere il consolidamento del Patto per la Professione Medica, che ricomprende anche ANPO-Nuova ASCOTI-FIALS Medici e CIMOP. La vera svolta potrebbe essere quella di ricondurre tutti i professionisti della salute, rispettando le autonomie contrattuali tra pubblico, convenzionato e privato e tra dirigenza e comparto, all’interno di un’unica area contrattuale, mediata da un’unica Agenzia, e con rapporti diretti con le regioni e il ministero della Salute.

 

Se ci sarà un vero “progetto salute”, se si vorrà davvero investire in sanità, avremo un futuro. E in questo futuro il medico vuole essere protagonista.


www.quotidianosanita.it

Seguici su: FacebookTwitter