«È da un anno che Cimo denuncia come la trattativa sul rinnovo del contratto della dirigenza medica, atteso da un decennio, venga condotta in modo estremamente penalizzante per la categoria e con risvolti inaccettabili per la dignità professionale e la sostenibilità del Ssn», si legge in una nota. «È da un anno che Cimo lavora per far convergere almeno il 51% della rappresentanza sindacale – sottolinea – su una linea comune per respingere un contratto in perdita, come riscontrato nelle proposte Aran emerse nel tavolo tecnico. E ha denunciato come le Regioni non abbiano accantonato risorse per la dirigenza medica, disattendendo le disposizioni di legge in tal senso e pur avendo per anni risparmiato sul costo del personale».

 

«Per lunghi mesi abbiamo auspicato che le altre forze sindacali seguissero la nostra linea netta e determinata» ha dichiarato Guido Quici, presidente nazionale Cimo. «Alla luce delle iniziative di sciopero annunciate in queste ore siamo lieti di vederla confermata e ci auguriamo che aggreghi sempre maggiori consensi per un fronte comune che dica no ad Arane Regioni su quanto proposto fino ad oggi» […]

di Rosanna Magnano

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Nuovo contratto dirigenza sanitaria: Chi l’ha visto? Anaao: «Pronti a 72 ore di sciopero entro novembre». Cimo: «Bene convergenza su linea dura»

 

di Rosanna Magnano

sanità24_18_09_2018

Contratto nazionale della dirigenza sanitaria: Chi l’ha visto? E i camici bianchi vedono nero. Pronti, se continua così, a proclamare lo stato di agitazione e 72 ore di sciopero nazionale entro novembre. La Direzione Nazionale dell’Anaao Assomed, riunita a Roma il 12 e 13 settembre 2018, approva infatti una relazione del Segretario Nazionale che sembra un esplicito atto di accusa nei confronti del Governo, quello attuale e quelli passati. «La Direzione Nazionale stigmatizza la scomparsa del Contratto di lavoro del personale, dopo 9 anni di blocco legislativo, dall’agenda e dal radar della politica priva medici e dirigenti sanitari dipendenti di un fondamentale strumento di cambiamento delle condizioni di lavoro, che restituisca dignità e sicurezza ai professionisti, oltre che di governo e di innovazione del sistema», si legge nel documento. E l’Anaao non fa sconti neanche alle regioni il cui silenzio e disinteresse «denuncia il tentativo di sottrarsi ai loro obblighi di datori di lavoro insieme con la volontà di calcolare al ribasso gli oneri connessi all’inderogabile necessità di garantire alla dirigenza sanitaria lo stesso incremento contrattuale concesso agli altri settori del pubblico impiego e del mondo sanitario. Per pagare di meno proprio quel personale che tiene in piedi quello che resta della sanità pubblica, favorendo anche in questo modo la strisciante privatizzazione avviata con i tagli lineari, il definanziamento, la svalorizzazione del lavoro pubblico e del suo capitale umano, gli incentivi fiscali concessi a soluzioni privatistiche».

 

La denuncia delle conseguenze è a tutto tondo: condizioni di lavoro in continuo deterioramento, precarizzazione, fuga dagli ospedali, ormai «non più competitivi nei confronti della sanità privata e di quella convenzionata», migliaia di ore di lavoro non pagate né recuperate, turni senza fine, obblighi di riposo non rispettati, orario di lavoro abusato, ferie accumulate, rischio clinico in crescita esponenziale a causa del diffuso burnout del personale, non privo di ripercussioni sulla sicurezza delle cure.

 

Per queste e altre emergenze, sottolinea l’Anaao «Occorrono interventi urgenti per arrestare l’impoverimento e la dilagante demotivazione professionale e rendere le condizioni di lavoro compatibili con livelli retributivi inchiodati al 2010. E porre freno alla demolizione dei contratti precedenti ed al saccheggio delle risorse accessorie, oggi inferiori a quelle pattuite nel 2010, con l’indennità di esclusività di rapporto congelata ai valori del 1999 e le risorse derivanti dalla RIA sottoposte ad un tentativo di scippo definitivo dalla sciagurata pseudo riforma Madia del 2017».

 

Guido Quici: «Su linea dura Cimo auspica maggiore convergenza sindacale»

Già da tempo sulla linea dura, il sindacato dei medici Cimo non può che concordare con l’annuncio di Anaao e auspica una più forte unità sindacale. «È da un anno che Cimo denuncia come la trattativa sul rinnovo del contratto della dirigenza medica, atteso da un decennio, venga condotta in modo estremamente penalizzante per la categoria e con risvolti inaccettabili per la dignità professionale e la sostenibilità del Ssn», si legge in una nota. «È da un anno che Cimo lavora per far convergere almeno il 51% della rappresentanza sindacale – sottolinea – su una linea comune per respingere un contratto in perdita, come riscontrato nelle proposte Aran emerse nel tavolo tecnico. E ha denunciato come le Regioni non abbiano accantonato risorse per la dirigenza medica, disattendendo le disposizioni di legge in tal senso e pur avendo per anni risparmiato sul costo del personale».

 

«Per lunghi mesi abbiamo auspicato che le altre forze sindacali seguissero la nostra linea netta e determinata» ha dichiarato Guido Quici, presidente nazionale Cimo. «Alla luce delle iniziative di sciopero annunciate in queste ore siamo lieti di vederla confermata e ci auguriamo che aggreghi sempre maggiori consensi per un fronte comune che dica no ad Arane Regioni su quanto proposto fino ad oggi».

 

 

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