RASSEGNA STAMPA – DOCTOR33

Certificati infortunio, pressing ospedalieri su Inail: obbligo non vuol dire rinunciare a compenso

 

doctor33_07_02_2018

Garantire il compenso per i certificati d’infortunio ai medici di pronto soccorso e retribuire questi certificati al medico direttamente, rendendoli tracciabili ed evitando che le pratiche si arenino nei meandri di rapporti di lavoro opachi, aziende introvabili, Inail decentrate che hanno difficoltà a seguire lavoratori in trasferta. Un giro di telefonate tra i rappresentanti delle sigle sindacali che hanno scritto a Inail e Ministero della Salute per riaprire la questione dei certificati non pagati da due anni ci introduce nel dettaglio delle rivendicazioni dei medici di pronto soccorso, quelli che più spesso vedono i “primi infortuni”. 

 

Con Inail un accordo sottoscritto anni fa e mai disdettato attribuiva 27,5 euro per il certificato più 5 per l’invio telematico, erogati ogni 3 mesi all’azienda, che tratteneva un 5% per il servizio telematico offerto girando il compenso al medico. «Da due anni l’Inail non paga più anche se l’accordo resta vigente. Ciò configura un inadempimento grave a fronte di un compito che il medico deve svolgere con la massima perizia: riempire quei campi, andare a vedere il codice del datore di lavoro, sono operazioni spesso non agevoli e prendono tempo», afferma Francesco Medici consigliere Nazionale Anaao Assomed. «L’Inail parte dal presupposto che la legge sulle semplificazioni, la 151, ha istituito un obbligo di certificazione telematica in capo al primo medico che vede il lavoratore. E l’obbligo, partito dal marzo 2016, secondo alcune interpretazioni non univoche, e che ci vedono in disaccordo, prevale sul compenso previsto dal dall’accordo collettivo nazionale e dal nostro contratto del 2000 all’articolo 58», afferma Andrea Piccinini vicepresidente Cimo. E prosegue: «Il compenso da contratto non è più erogato pur non essendo stata data disdetta della norma da nessuna delle due parti, a differenza di quanto avvenuto nella medicina generale (dove sono stati i mmg a disdettare nel 2009 la convenzione con Inail ndr). Ci sono però dubbi interpretativi e abbiamo chiesto un incontro a Inail per ricevere chiarimenti. Ci si chiede se il contratto sia da considerare scaduto o tuttora valido. A nostro avviso, l’obbligo di redigere il primo certificato in capo al medico non implica la gratuità della prestazione, e in ogni caso la normativa non è chiara». In compenso, ricorda Piccinini, «prima ancora che uscisse la legge 151 e l’Inail cessasse di erogare i compensi ai medici alcune aziende avevano smesso di pagare i medici, e questo ha creato ulteriori difformità e contenziosi i cui contorni di responsabilità vanno ben chiariti». 

 

Tale attività di certificazione è sempre effettuata in orario aggiuntivo rispetto al normale orario di lavoro ed è normata dall’art.58 del CCNL 2000. I singoli contatti integrativi aziendali possono poi prevedere che sia resa in libera professione anche per i certificati di continuazione e chiusura successivi al primo obbligatorio. Nel complesso, rileva Piccinini, «i cittadini da provincia a provincia vivono sulla propria pelle situazioni diverse. In alcune per tutto il corso dell’infortunio si rivolgono ai Ps (solo in via residuale e quasi sempre per continuazione-chiusura alla medicina generale), in altre si rivolgono all’Inail. Ma dove la sede provinciale Inail è lontana la “defezione” di un ospedale, o dei medici di medicina generale, che si esplica nell’indicare al paziente di rivolgersi al medico Inail, implica disagi».

 

Per Medici, «è sempre possibile certificare in libera professione, utilizzando i criteri non dell’Inail ma propri, criteri clinici a beneficio del lavoratore, che il collega dell’Inail dovrà poi tenere da conto. In caso contrario, a ben pensarci, avremmo un’amministrazione terza che si occupa di temi clinici al posto dell’ospedale il cui medico ha visto il paziente». All’Inail, sottolinea Medici, «chiediamo il ripristino della remunerazione; la strada indicata dalla legge è rivedere il contratto. Per il futuro, vorremmo regole di trasparenza, che il certificato sia retribuito al singolo medico e che con quest’ultimo l’Inail instauri un rapporto di chiarezza e tracciabilità così da spiegarsi perché un certificato è andato a buon fine ed è stato pagato, e un altro no». Anaao e Cimo chiedono pure un incontro al Ministero della Salute, «ma della vicenda si stanno occupando anche i ministeri di Lavoro ed Economia», dice Medici. «C’è un rischio di rimpallo di responsabilità che occorre evitare». 

 
Mauro Miserendino