RASSEGNA STAMPA

Specializzazioni, Cimo: borse di studio insufficienti. Servono maggiori risorse

 

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Da un lato, la carenza dei medici nei prossimi anni dall’altro un aumento esponenziale dei medici disoccupati o sottooccupati. A denunciare per l’ennesima volta «il paradosso tutto italiano» è il presidente Cimo Guido Quici, dopo la recente pubblicazione dell’elenco definitivo delle scuole di specializzazione accreditate per il 2017. Le borse di studio a disposizione sono 6.670 e i candidati saranno più del doppio. Il tutto mentre l’Italia tra i Paesi europei ha la percentuale più alta dei medici con più di 55 anni (52%). Le cause sono, sottolinea il presidente Cimo, senza dubbio la mancanza di programmazione, i tagli alla sanità e il blocco del turn over. «Questo fenomeno è più che conosciuto ma ancora non ci sono soluzione concrete da parte del Governo e questa mancanza sta creando un doppio imbuto, ovvero un doppio blocco all’accesso sia formativo che lavorativo. Si stima che circa 22.000 medici neolaureati nei prossimi 5 anni, non potranno avere accesso alle scuole di specializzazione e andranno ad aggiungersi agli oltre 10.000 specialisti precari in attesa di un lavoro stabile». 

 

Per questo Cimo chiede «un’urgente riforma strutturale che riveda l’attuale disequilibrio tra fabbisogni formativi e mercato del lavoro, che preveda una laurea abilitante che da subito permetta di esercitare la professione e al tempo stesso elimini i lunghi tempi di attesa, tra la laurea e l’accesso alla specializzazione. In questo modo si darebbe un iniziale forte segnale ai giovani colleghi fatto di certezze e non di aspettative tradite, di regole rispettate e non aggirate, di riconoscimento di un percorso di studi lungo e difficile, senza continui rinvii legati alle esigenze della politica e finanza pubblica» Non solo, per Quici «è necessario definire periodicamente il fabbisogno di personale sanitario nel Ssn anche attraverso gli standard e, a cascata, calibrare il numero di accessi a medicina e alle scuole di specializzazione. La richiesta sembrerebbe ovvia ma le politiche di risparmio delle regioni impediscono l’assunzione dei medici». Cimo, conclude la nota, «sostiene da sempre che anche l’ospedale può contribuire alla formazione di specialisti sul campo al di là degli insegnamenti teorici e in quest’ottica la formazione specialistica può essere supportata anche grazie a finanziamenti regionali in modo da non disperdere nessuna delle potenzialità formative».