RASSEGNA STAMPA

Aggressioni ai medici, Cimo e Smi chiedono l’intervento delle istituzioni

 

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Dopo le aggressioni ai medici, in particolare donne, nelle strutture sanitarie di tutta la Penisola, Cimo decide di avviare un’indagine e inviare a tutti i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere oltre che a tutti i segretari aziendali del sindacato, un questionario con 5 domande per conoscere il livello di applicazione della Raccomandazione n. 8 del ministero della Salute, che risale al novembre del 2007, in cui si mettono nero su bianco le precauzioni da tenere. «I fatti di cronaca sempre più ci riferiscono di aggressioni ad operatori sanitari, a medici e soprattutto donne – scrive in una nota il presidente nazionale Cimo, Guido Quici – La storia di Catania in ordine cronologico mette in discussione la questione della sicurezza e della prevenzione da aggressioni nelle strutture sanitarie. È l’epilogo di una politica di tagli lineari e di sottofinanziamenti che hanno comportato una riduzione dell’offerta sanitaria, una contrazione del personale sanitario e un allungamento dei tempi di attesa, soprattutto in quelle strutture dove i deficit strutturali hanno maggiormente evidenziato le carenze del nostro Ssn».

 

Ma per Cimo è anche da considerare la crisi economica che ha colpito altri settori, primo tra tutti le Forze dell’Ordine che, progressivamente, hanno dovuto ridurre la presenza nei presidi ospedalieri. «E il vero problema che emerge – continua Quici – è la sensibilità da parte delle amministrazioni, nel mettere in atto opportune iniziative di protezione e prevenzione dal rischio di aggressione al personale nelle strutture sanitarie. La domanda viene da sé, quante aziende sanitarie hanno implementato la Raccomandazione n. 8 del ministero della Salute, atteso che gli atti di violenza agli operatori sanitari costituiscono eventi sentinella? Quanti atti di violenza sono stati ufficialmente trattati e quanti “oscurati”?». 

 

Ma Cimo pone anche altre domande ai suoi interlocutori: le Aziende hanno mai elaborato programmi di prevenzione? Hanno mai analizzato le situazioni lavorative interne? Hanno mai adottato misure strutturali e organizzative di prevenzione e controllo? Hanno mai avviato programmi di formazione del personale? «Questo è il motivo per il quale Cimo – conclude la nota – invierà a tutti i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere e a tutti i segretari aziendali Cimo, i questionari. È lo stimolo ad una maggiore e più efficace azione delle Amministrazioni su una tematica di estrema attualità che interessa tutti gli operatori della sanità e che vedrà Cimo vigile a difesa dei medici e dei professionisti della salute». Ed è anche il Sindacato dei Medici Italiani-Smi ad esprimere solidarietà a tutti i medici vittime di violenza, verbale o fisica. «Ci impegneremo a tenere alta l’attenzione – spiega Pina Onotri, segretario generale Smi – con 100 manifestazioni e assemblee in 100 città, affinché non cali ancora una volta il silenzio su questa spirale di aggressioni che mettono a rischio l’incolumità dei professionisti del Ssn e la natura stessa dei servizi sanitari per i cittadini». Lo Smi ha già chiesto ai ministri Minniti e Lorenzin che venga convocata e calendarizzata una Vertenza straordinaria nazionale sulla sicurezza. «Attendiamo risposte e fatti – conclude Onotri – altrimenti protesteremo con forza, lavoreremo per una grande mobilitazione unitaria di medici e cittadini».