Libera professione. Ha ragione Lorenzin (Quotidiano Sanità)


DOTT--QUICIGentile direttore,

finalmente un Ministro che entra nel merito della libera professione senza preconcetti ideologici ma con il preciso impegno di salvaguardare gli interessi dei cittadini italiani. Occorre sfatare, una volta per tutte, il mito che le lunghe liste di attesa siano fonte di corruzione e diseguaglianza e che l’abolizione della libera professione intramuraria garantirà l’eliminazione dei tempi di attesa.

 

In una dinamica di mercato tra offerta e domanda sanitaria è sempre l’offerta che condiziona la domanda, per cui tutti i processi di cattiva organizzazione, sia nella definizione della rete ospedaliera che territoriale, sia nella determinazione degli atti aziendali possono influire negativamente sull’offerta sanitaria creando quelle diseguaglianze tra i cittadini, anche all’interno della stessa regione, che alla fine possono determinare lunghi tempi di attesa nella esecuzione di prestazioni sia diagnostiche che terapeutiche.

 

Di norma un’ offerta sanitaria si basa su una preliminare indagine epidemiologica che analizza i reali fabbisogni del paziente cercando di far emergere anche quei bisogni inespressi che spesso sono del tutto ignorati. Ma molto spesso l’offerta sanitaria si caratterizza per una elevata inappropriatezza organizzativa che, a sua volta, si scontra con una domanda di salute che, a volte, appare eccessiva e non sempre appropriata. L’applicazione degli standard, di cui al DM 70/15, potrebbe rappresentare lo strumento per implementare, nelle aziende, quei processi organizzativi legati, questa volta, ai volumi ed agli esiti.

 

Ovviamente l’esperienza dimostra che, laddove si rilevano situazioni di carenza di organico o di tecnologie o una rete territoriale mal definita, l’allungamento dei tempi di attesa diventa inevitabile. Ma, in questi casi, cosa c’entra il medico dipendente? Perché gli si vuole impedire di lavorare oltre i propri compiti istituzionali per facilitare, questa volta si, la riduzione delle liste di attesa? Forse per costringere i pazienti a rivolgersi direttamente alle strutture private o alle aggregazioni che offrono pacchetti sanitari a basso costo con le conseguenze, in termini di esiti di salute, che tutti noi conosciamo. Ecco questa si che si chiama elusione, ma anche evasione e perché no corruzione.

 

La costante crescita della spesa out of pocket (33 miliardi di euro) e dei tempi di attesa dimostra, non solo, la ridotta sostenibilità del nostro SSN ma anche il fallimento di una politica che aveva fini repressivi nei confronti dei medici e che, di fatto, ha danneggiato i cittadini esponendoli a costi diretti sempre maggiori.

 

Occorre, invece, recuperare il rapporto di libera scelta tra il medico ed il paziente ed è questo il motivo per il quale CIMO ritiene che la professione medica debba essere veramente libera. Libera dalla burocrazia e dalla politica, che ostacola fortemente i processi organizzativi e soprattutto il lavoro del medico; libera dal “pizzo” legato ai costi sempre più elevati che i pazienti sono costretti a pagare per sostenere i pletorici “apparati” aziendali; libera dal pregiudizio che il medico dipendente non possa avere una gratificazione professionali.

 

Guido Quici
Vice Presidente Nazionale CIMO