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Blocco contratti PA. Cimo: “L’ennesima soluzione tampone per risanare i conti pubblici” (Quotidiano Sanità)

Il sindacato dei medici chiede che vengano attuati in sanità “urgenti interventi strutturali i cui risparmi possono essere in parte destinati a valorizzare le professioni”. Altrimenti a rimetterci “saranno ancora i dipenenti pubblici, quando invece gli sprechi derivano da scelte politiche e non assistenziali”.

“Ormai la ricetta è nota, per risanare i conti pubblici si utilizzano solo soluzioni tampone, che tendono ulteriormente a rinviare i veri processi di ristrutturazione del Paese. E così ancora una volta sono i dipendenti pubblici vengono penalizzati con l’ennesimo blocco del contratto di lavoro”, è l’amaro commento del Cimo, in seguito all’annuncio del ministro Marianna Madia.

Il sindacato dei medici sottolinea di essere “consapevole del momento delicato che attraversa il nostro Paese”, ma proprio per questa giudica “le soluzioni tampone utili solo a rinviare i problemi danneggiando, di volta in volta, tutte le categorie sociali”. Esempio di questa dinamica è la sanità pubblica, “dilaniata da sprechi per scelte politiche e non assistenziali che penalizzano sia i professionisti che i cittadini”.

Cimo chiede quindi che in sanità “vengano adottati urgenti interventi strutturali i cui risparmi possono essere in parte destinati a valorizzare le professioni ristorando quel gap economico che, in questi anni, ha mortificato chi lavora nei pronto soccorso, nelle sale operatorie, nei reparti di degenza con quotidiani rischi in termini di responsabilità professionale”. Contestualmente si chiede l’abolizione “tetto al trattamento economico del 2010” e di mettere fine alla “depauperazione dei fondi che impediscono di premiare il merito ed il maggior impegno”.

Il sindacato sottolinea, infine, la necessità di “migliorare la qualità dell’assistenza e della sicurezza delle cure attraverso quei necessari investimenti le cui risorse possono derivare da tutti quegli sperperi di denaro pubblico che continuano ad esserci nel nostro Ssn per politiche clientelari che continuano a penalizzare la sanità italiana”.