CERTIFICATOnonagonistico[1]

Intramoenia, Cassi (Cimo): troppi vincoli per medici Ssn (Doctor33)

Al di là dei doverosi controlli per evitare l’evasione fiscale, ci sono troppi vincoli burocratici all’attività intramuraria dei medici ospedalieri che non solo non decolla ma in molte regioni si contrae». E’ il commento di Riccardo Cassi presidente della Confederazione Italiana medici ospedalieri- Cimo di fronte al rapporto dell’ Osservatorio nazionale sull’attività libero professionale.

I dati 2012 sono in apparente contraddizione: la spesa degli italiani per prestazioni svolte in ospedale diminuisce da 1,25 a 1,23 miliardi, diminuiscono le visite erogate nelle strutture Ssn ma le aziende hanno incassato 218 milioni contro i 176 del 2011.

Per contro, in 11 regioni si è accelerato nell’ampliare le strutture ospedaliere per la libera professione sfruttando i fondi ad hoc. Cassi osserva che il calo dell’intramoenia si registra malgrado l’aumento del ticket sulle prestazioni Ssn (con il superticket da 10 euro): «Da una parte molti italiani si sono indirizzati decisi nel privato, dall’altra va osservata la corrispondenza dei tempi con l’entrata in vigore della legge Balduzzi che ha imposto requisiti più stringenti sull’intramoenia allargata, risoltisi talora in vincoli all’offerta di prestazioni; anche l’aggravio del 5% delle tariffe da destinare a investimenti per lo sblocco delle liste d’attesa si è rivelato un esborso in più per il cittadino togliendo competitività».

Cimo non condivide i blocchi alla libera professione dei medici dipendenti Ssn, «sono figli di un’ideologia che non ha più senso. Se si vuole qualificare il Ssn l’attività libero professionale non andrebbe vista come ostacolo ma come opportunità. Andrebbe liberalizzata, senza mettere in discussione gli importi dell’indennità di esclusività, fermi del resto al 2000, ma semmai rivalutando quest’ultima diversamente. Tra l’altro, mentre diminuiscono i vincoli autorizzativi per le strutture private e gli italiani lasciano il Ssn per rivolgersi al privato, i Fondi integrativi, verso i quali pare esserci un’apertura di credito del governo, hanno difficoltà a convenzionarsi con noi professionisti del Ssn perché non possiamo praticare sconti».

Nota a parte meritano i divari nelle tariffe dei medici. La media è euro 17 mila ma ci sono scarti enormi tra regioni, si va dai 6 mila euro annui in Calabria ai 24 mila in Lombardia. «Le tariffe libero professionali sono legate ai tenori di vita locali oltre che alle specialità praticate e alle dotazioni utilizzate. Ma paradossalmente le regioni dove il cittadino paga di più – Toscana ed Emilia Romagna – non sono quelle dove i medici prendono di più, bensì quelle dove al superticket sulla specialistica si è risposto rimodulando gli esborsi degli utenti e di fatto imponendo nuove voci di costo. La vera differenza interregionale non è in quanto prendono i medici ma nelle diverse percentuali tra introiti aziendali e del professionista».

di Mauro Miserendino