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CASSI (CIMO ASMD) CONTRO IL BLOCCO DEI CONTRATTI, CI SONO ALTRI SISTEMI PER RISPARMIARE

Il blocco dei contratti ai dipendenti della pubblica amministrazione fino a tutto il 2014 si sta avvicinando. Se fino a pochi giorni fa la decisione sembrava demandata al nuovo governo, oggi appare sempre più probabile che la firma, che comporta un risparmio di 2,7 miliardi per le casse dello Stato, verrà apposta dall’attuale esecutivo, sia pure dimissionario. Un atto grave secondo Riccardo Cassi, presidente Cimo-Asmd: sappiamo bene che il Paese si trova in una pesante crisi economica, ma non è possibile che i nostri contratti continuino a essere bloccati. Non è soltanto una questione di retribuzione: di fatto vengono bloccate tutte le singole carriere, non c’è la possibilità di valutare e premiare le persone. Se poi si tiene conto delle mancate assunzioni e quindi di organici progressivamente ridotti, ci si trova a lavorare in situazioni sempre peggiori senza nessuna prospettiva di una soluzione. Fonti governative parlano di atto dovuto, ma Cassi non è affatto d’accordo: ci sono tanti altri sistemi per risparmiare all’interno del Servizio sanitario nazionale: non vengono fatte le riorganizzazioni, non si incide sulle spese inutili e soprattutto sugli sprechi, non mi sembra che ci sia stato l’annunciato stop alle consulenze. Si va a penalizzare chi lavora e non ha altri strumenti per far valere le proprie ragioni. Non vedo che vantaggio possa avere il servizio da medici sempre più demotivati. Il presidente del Cimo-Asmd denuncia anche una scarsa propensione del governo a discutere le possibili misure: a parte che la categoria si aspetta, dopo anni, anche un aumento sia pur minimo della retribuzione, si potrebbero ridefinire alcune voci andando a premiare chi lavora di più e meglio. Si possono concordare dei risparmi, delle detassazioni per certe attività in modo che ne tragga un vantaggio sia il servizio sia i medici che ci lavorano. Ma esistono margini di trattativa? A noi ufficialmente non è stato detto ancora detto nulla, – lamenta Cassi – ma i lavoratori dovranno confrontarsi per capire quali possono essere le eventuali forme di protesta. I politici non riescono neppure a mettersi d’accordo per un governo di emergenza e scaricano i sacrifici su chi lavora in un servizio essenziale. In questo modo si rischia di rompere un equilibrio e non è detto che poi si riescano a rimettere insieme i cocci.