RASSEGNA STAMPA

Legge Bilancio, da Gimbe a Cimo: definanziamento senza precedenti per la sanità

 

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«Nessuno si aspettava miracoli per la sanità, ma il rinnovo di contratti e convenzioni e l’eliminazione del superticket rappresentavano il segnale minimo che la sanità, seppur ai margini, ha ancora diritto di cittadinanza nell’agenda politica». Così il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta è intervenuto sulla legge di Bilancio 2018 nella giornata di apertura del Forum Risk Management di Firenze. Il presidente Gimbe definisce l’anno che si sta chiudendo «annus horribilis» in cui la sanità ha collezionato solo segni meno: dal De che ha previsto una riduzione del rapporto tra spesa sanitaria e Pil dal 6,7% del 2017 al 6,4% nel 2019 al DM 5 giugno 2017 che ha ridotto il fabbisogno sanitario nazionale di € 423 milioni per il 2017 e di € 604 milioni per l’anno 2018 e successivi; dalla nota di aggiornamento al Def che nel 2020 fa precipitare al 6,3% il rapporto tra spesa sanitaria e Pil alla Legge di Bilancio 2018 che il Governo ha varato senza alcuna misura rilevante per la sanità e, verosimilmente, con € 300 milioni in meno perché l’ennesimo contributo delle Regioni alla finanza pubblica finirà per gravare sulle spalle del Ssn. 

Un «definanziamento senza precedenti», continua Cartabellotta che parla della prossima legislatura come «ultima spiaggia per salvare il Ssn. La legge di Bilancio 2018 è messa pesantemente in discussione anche da una nota del presidente di Cimo-Cida Guido Quici durante la manifestazione a Roma delle categorie del settore, che sottolinea come si tratti della tredicesima finanziaria consecutiva che introduce «tagli lineari alla sanità, riducono ed impoveriscono il personale sanitario, deprimono e dequalificano il ruolo del dirigente medico. Finanziarie che portano a privilegiare la sanità privata rispetto a quella pubblica e a creare una situazione di contrapposizione fra medici, personale sanitario e ii cittadini-pazienti». «Si sta per aprire una stagione elettorale che si prevede dura e senza esclusione di colpi ma il diritto alla salute è un bene troppo prezioso per finire stritolato nelle liti fra partiti. Occorre che le forze politiche dicano chiaro, da subito, quale welfare hanno in mente, quali risorse sono disponibili e che priorità ha la salute pubblica all’interno dei loro programmi» conclude Quici.