Logo Newsletter n° 6/2012
Giugno 2012

CIMO Informa

LA DIREZIONE NAZIONALE CIMO-ASMD PROCLAMA LO STATO DI AGITAZIONE DEI MEDICI DEL S.S.N.

MOZIONE APPROVATA ALL'UNANIMITA'

La Direzione Nazionale riunita a Roma il 23 maggio udita la relazione del Presidente Nazionale sulla situazione politico sindacale, che approva,

a) stigmatizza che il Ministero della Salute non abbia ancora data risposta concreta ai problemi posti ai tavoli tecnici su precariato, responsabilità professionale ed integrazione Ospedali e Territorio,

b) riaffermando il diritto del medico ospedaliero ad esercitare la libera professione in tutte le sue forme, giudica negativamente la proposta sulla libera professione allargata diffusa dalla stampa, sulla quale non vi è stato il richiesto confronto con i sindacati e della quale non è chiara la tempistica dell'iter parlamentare,

c) conferma le forti perplessità su un atto stato regioni sulle competenze delle professioni sanitarie in assenza di una normativa sull'atto medico e lamenta la mancata convocazione sull'argomento,

d) stigmatizza che molte Aziende non applicano le indicazioni della Conferenza delle Regioni applicative della L.122, non riconoscono l'adeguamento dell'indennità di esclusività ai 5 ed ai 15 anni e riducono indiscriminatamente i fondi aziendali,

e) lamenta la permanenza una pesante situazione di condizioni lavorative che non garantiscono la sicurezza delle cure in quanto le Regioni non attuano i necessari interventi di riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale, non coprono i posti vacanti e riducono indiscriminatamente le strutture vanifica ulteriormente la carriera,

f) ritiene non più rinviabile la modifica dello stato giuridico del Medico del SSN, che restituisca la dignità professionale alla categoria, e la definizione dell'area contrattuale autonoma

Proclama pertanto lo stato di agitazione della categoria dando mandato al Presidente Nazionale a concordare con le OO.SS. che condividono le stesse motivazioni ogni iniziativa sindacale ritenuta necessaria fino alla proclamazione dello SCIOPERO GENERALE.

INTERSINDACALE / 28 GIUGNO: “SANITA´ DAY” IN DIFESA DELLA SANITA´ PUBBLICA

La crisi della sanità pubblica, stretta tra de-finanziamento, spending review, conflitti istituzionali, commissariamento dei commissari regionali alla Sanità, fuga della Politica, minaccia di cambiare pelle al nostro servizio sanitario pubblico e nazionale che rappresenta un valore fondamentale per il Paese.
Diminuisce il perimetro di intervento pubblico, si riduce il numero dei presidi sanitari pubblici, ma aumentano quelli privati puri che operano al di fuori del S.S.N., cresce il ticket a carico dei cittadini favorendo il trasferimento di risorse economiche nel settore privato, sale il carico fiscale mentre calano quantità e qualità dei servizi sanitari erogati.
Un sistema pubblico povero per i poveri è quello che si intravede in prospettiva.
Anche le risposte ai problemi quotidiani di medici e dirigenti sanitari vengono travolte: la crisi dei Pronto Soccorso non è da considerare finita solo perché è scomparsa dalle prime pagine dei giornali; il contenzioso medico-legale non è diminuito solo perchéeacute; le Aziende evitano di assicurarsi; i carichi di lavoro non sono diventati meno pesanti solo perché le Aziende, pur di risparmiare, negano i servizi; le dotazioni organiche continuano a ridursi sino a pregiudicare i servizi di assistenza; le proposte sul precariato, sulle cure primarie e sulla responsabilità professionale discusse presso il Ministero della Salute sono rimaste senza esito.

Il medico è lasciato sempre più solo alle prese con cittadini arrabbiati e magistrati che gli negano ciò che rivendicano per se stessi: il diritto di giudicare in serenità richiama il diritto di curare in serenità. Le Regioni, da una parte continuano a permettere che l´Università si comporti come variabile indipendente, normativa ed economica, condannando l´intero sistema di formazione post-laurea a ristrettezze di numeri e di percorsi professionalizzanti, con pesanti disagi di sede per medici e sanitari in formazione, cartina di tornasole della sanità che qualcuno ha in mente, dall´altra giocano con inaccettabile spregiudicatezza la carta della riduzione numerica delle strutture complesse e semplici, ospedaliere e territoriali, con il forte rischio di tagli di strutture e servizi per i cittadini dietro l´alibi di discutibili documenti “tecnici”.
Né sfugge ad alcuno che il Ministro non ha ancora illustrato alle organizzazioni sindacali una soluzione strutturale per la libera professione intramoenia “allargata” che rimane ancora incerta, nel merito e nella tempistica. Mentre Ministero e Regioni animano un tavolo tecnico che produce a getto continuo ipotesi di ridefinizione delle competenze professionali in sanità, senza neanche coinvolgere i sindacati medici e della dirigenza sanitaria.
Le organizzazioni sindacali dei medici, veterinari, dirigenti sanitari, tecnici, professionali ed amministrativi dipendenti e convenzionati con il Servizio Sanitario nazionale e della ospedalità privata indicono una CONFERENZA STAMPA NAZIONALE IL 20 GIUGNO A ROMA in preparazione del SANITA´ DAY che si svolgerà in tutta Italia il 28 giugno in difesa della sanità pubblica e di professionisti che tutelino la salute dei cittadini secondo i principi dell´articolo 32 della Costituzione ed i codici deontologici.

CASSI SU INTRAMOENIA / IL PRESIDENTE NAZIONALE INTERVIENE SULLA NUOVA PROPOSTA DI LEGGE

La proposta di modifica alla legge 120 sulla Libera Professione, concordata tra Ministro e Parlamento è finalmente arrivata, ma il testo diffuso non ci soddisfa, anzi ci lascia molte perplessi. A cominciare dal passo indietro che è stato fatto rispetto all´atto Stato Regioni firmato a novembre 2010. E´ stato ripristinato infatti il parere del collegio di direzione o in mancanza di questo di una “commissione paritetica” di sanitari che esercitano la LP (eletta da chi?) che vede comunque esclusi i sindacati di categoria.

Inoltre riscontriamo sempre un atteggiamento “punitivo” mai collaborativo e una struttura di controllo complicata e farraginosa. Un vecchio sistema centralistico obsoleto che sembra mirare a non far esercitare la libera professione ai Medici ospedalieri poi, in un contesto di super ticket e franchigie che escludono dal welfare i redditi più alti si finisce per fare un regalo alla sanità privata.

Riscontriamo inoltre che tutti i costi previsti dalla proposta sono a carico del medico, compresa l´informatizzazione necessaria al collegamento del network aziendale per la gestione dell´attività professionale (appuntamenti, pazienti, ricettario etc), ma il Medico che esercita in intramoenia non è un libero professionista e non può detrarli come spese. A questo si aggiunge il divieto, incomprensibile, di esercitare l´attività in studi dove operano professionisti non dipendenti o dipendenti in regime di non esclusività impedendo una divisione delle spese.
A tutto questo si aggiunge un ulteriore pizzo del 5 per cento fisso da pagare alle aziende per la riduzione delle liste di attesa, continuando in un collegamento che la stessa commissione parlamentare sulla LP ha stabilito non esserci.

CIMO-ASMD si augura che il testo non sia blindato e aspetta di essere convocato dal Ministro ed audito dal Parlamento. Nel frattempo attiverà tutte le iniziative sindacali idonee per evitare che i Medici vengano nei fatti inibiti dall´esercitare un loro diritto ed i cittadini dal poter scegliere il professionista di fiducia. CIMO-ASMD ritiene che I Sindacati Medici debbano essere sempre rappresentati nelle varie commissioni per l´organizzazione dell´attività libero professionale a tutela degli interessi della categoria.

DAL SOLE 24 ORE SANITA´

Intramoenia: ecco le modifiche alla legge concordate tra Salute e Parlamento

Le autorizzazioni all'attuale forma di intramoenia allargata negli studi scadranno il 30 novembre 2012. Gli spazi esterni per la libera professione intramuraria dovranno essere trovati acquistando, affittando (bilanci permettendo) o tramite convenzioni con soggetti pubblici, le strutture necessarie. Solo nelle aziende (non nelle Regioni) dove non sia davvero possibile seguire questa modalità, potranno essere autorizzati programmi sperimentali (non di routine) per l'utilizzo “in via residuale” di studi professionali, purché però siano collegati in rete e il professionista si “convenzioni” con l'azienda in base a uno schema tipo di accordo che dovrà essere deciso in Stato-Regioni. Le Regioni intanto, avranno tempo fino al 31 dicembre 2014 per realizzare gli spazi interni con le risorse messe a disposizione dal programma di investimenti in edilizia sanitaria, poi saranno revocati i relativi accordi di programma. E ai direttori generali che non si adegueranno alla norma verrà tolto il 20% della retribuzione di risultato e potranno anche essere destituiti. Sono questi i cardini delle novità concordate tra il ministero della Salute Renato Balduzzi e i parlamentari di Camera e Senato, i cui contenuti sono stati anticipati in esclusiva su IL SOLE-24 ORE di sabato 19 maggio. Questo il testo dell'articolo di Roberto Turno:

Intramoenia: ecco le nuove regole. Vertice Balduzzi-maggioranza

Niente più cash ma solo pagamenti tracciabili (moneta elettronica e assegni) da intestare all'azienda e non al medico. Tariffe minime e massime per ogni prestazione, destinando tra l'altro il 5% alla prevenzione e alla riduzione delle liste d'attesa. Count down fino al 30 novembre prossimo per l'attuale attività intramoenia negli studi privati dei camici bianchi pubblici.
Il futuro - in attesa che asl e ospedali decidano se acquistare o affittare nuovi spazi, o se convenzionarsi con altri soggetti pubblici - avverrà solo (in via sperimentale e «residuale») con un collegamento «in rete», con una convenzione tra il medico e la sua azienda. Ma solo se mancano gli spazi pubblici. E a patto che negli studi ci siano solo medici in esclusiva o convenzionati col S.S.N. Mentre le Regioni attiveranno una infrastruttura di rete con un rigido controllo dell'intera attività dei medici.
E dovranno realizzare gli spazi “dentro casa” entro fine 2014: i manager inadempienti rischieranno la perdita almeno del 20% della retribuzione di risultato o la destituzione. Addio all'intramoenia negli studi dei medici pubblici, ma non del tutto. Con più controlli e deterrenti anti evasione. Messi alle strette dalla scadenza di fine giugno dell'intramoenia negli studi privati, Governo e partiti di maggioranza corrono ai ripari.
Un testo di riforma - frutto di un vertice col ministro Renato Balduzzi svoltosi giovedì - è ormai pronto, e più o meno condiviso. Data l'urgenza, che lascerebbe sguarnita l'intramoenia in più di mezza Italia, si pensa a un decreto legge. Se il Quirinale lo concederà. Anche se la vera incognita è quella solita in sanità: che ne pensano le Regioni? La verifica con i governatori sarà la vera prova della verità per la riforma.
Questo il timing previsto. Entro fine ottobre le Regioni faranno una «ricognizione straordinaria» degli spazi disponibili per la libera professione intramoenia. Su questa base (e in base alle risorse) decideranno se acquistare, affittare o stipulare convenzioni con altri enti pubblici, per creare «spazi ambulatori esterni» per l'intramoenia. Nelle Regioni in cui ci siano aziende che non hanno trovato i nuovi spazi, l'attività negli studi privati potrà proseguire sperimentalmente e in modo «residuale» negli «studi professionali collegati in rete» con una convenzione tra il medico e la sua azienda sanitaria.
Le attuali autorizzazioni per l'intramoenia negli studi privati scadranno a fine novembre, proprio quando i medici dovranno optare per l'esclusiva. Le Regioni saranno garanti delle attività, le aziende sanitarie ne avranno la responsabilità. Mentre negli studi «in rete» potrà lavorare solo chi è in esclusiva o in convenzione col S.S.N. Né i privati, né chi è in extramoenia. Ma non basta. Entro marzo del 2013 dovrà essere realizzata una «infrastruttura di rete» per il collegamento telematico tra le aziende sanitarie e tutte le strutture nelle quali si svolge l'intramoenia.
Dovrà avere in tempo reale tutti i dati su prenotazioni, impegno orario del medico, pazienti visitati, prescrizioni ed estremi dei pagamenti. In attesa che l'infrastruttura decolli, l'attività attuale negli studi privati potrà proseguire al massimo fino al 30 aprile del 2013. Poi varrà solo se «in rete». Il pagamento potrà avvenire solo con la tracciabilità totale della somma, da destinare all'azienda. Le tariffe avranno un minimo e un massimo da concordare con la contrattazione integrativa.
Garantendo la remunerazione dei costi sostenuti dall'azienda, evidenziando il compenso minimo del professionista e dell'equipe, del personale di supporto, dei costi per l'ammortamento e la manutenzione delle attrezzature. Di più: il 5% del compenso minimo dovrà andare ancora all'azienda sanitaria per destinarlo alla prevenzione o per abbattere le liste d'attesa. La verifica dell'intera riforma andrà fatta entro febbraio del 2015. Se sarà positiva, gli studi in rete andranno a regime.

NUOVA CONVENZIONE CIMO – FINDOMESTIC

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