COMUNICATO STAMPA

CIMO: NON SERVE INSEGUIRE GLI ALLARMI SUL FUTURO DELLA SANITÀ SE PRIMA

NON SI AFFRONTA IL PRESENTE DIFENDENDO LA QUALITÀ DEL LAVORO DEI MEDICI

 

Roma, 28 marzo 2019 – Basta con le “armi di distrazione di massa” proiettate solo a ciò che succederà nel futuro della sanità, la vera battaglia la combattiamo oggi; il futuro si risolve affrontando questo presente con grande determinazione, dando risposte alle condizioni di lavoro dei medici negli ospedali, ormai drammatiche. Con questo appello CIMO ricorda quale debba essere la priorità della politica: chi si occupa dei medici adesso? Come lavorano e quale sarà il loro domani?

 

Secondo il Presidente CIMO Guido Quici, “per quanto il futuro della sanità sia un problema reale, a partire dai numeri del fabbisogno di medici, si dimentica che il presente è un dramma. Un presente in cui i medici sono letteralmente in trincea e abbandonati a difendere una prima linea senza rifornimenti o rinforzi. Probabilmente perché i “generali”, ovvero la politica, hanno deciso che la strategia è quella di abbandonare queste “truppe”, eroiche, e sacrificarle sul fronte della sanità pubblica per il quale si è già decisa la ritirata. Come se non bastasse, la bozza del prossimo Patto della Salute disegna una nuova geografia delle professioni sanitarie molto preoccupante sia sul fronte dei requisiti di accesso sia dell’inquadramento professionale, che abbasseranno in sostanza il livello delle competenze e dei servizi con la scusa di correre ai ripari sull’urgenza di personale”.

 

CIMO richiama l’attenzione di tutti al presente, al vissuto che rende la vita del medico in ospedale insostenibile e guarda al destino dei medici attualmente in servizio. Medici che a 60 anni continuano a garantire turni notturni oltre ogni sostenibilità, medici che hanno visto precludersi ogni prospettiva di carriera per volontà della politica o per carenza di risorse; giovani medici che credevano di mettere a frutto i propri lunghi studi in un percorso professionale altamente qualificato nelle strutture pubbliche ma che ogni giorno si devono confrontare, non tanto con i pazienti, quanto con una “medicina amministrata” fatta di troppa burocrazia e carenze organizzative, turni pesanti per mancanza di sostituzioni, milioni di ore di ferie non godute, decine di milioni di ore di lavoro in eccesso non pagate, ed ora anche campagne denigratorie che riversano sulla categoria medica il problema delle liste di attesa.

 

È nella quotidianità di oggi che il medico del settore pubblico viene sopraffatto dalla disorganizzazione e colpito nei propri elementari diritti di lavoratore. È in questo presente che il medico viene indicato quale capro espiatorio di una politica sanitaria incapace di programmare e costretta a vivere alla giornata con interventi-tampone che di fatto hanno contribuito a lacerare il rapporto di fiducia tra medico e paziente. Oltre a questo, l’umiliazione di un contratto ancora non rinnovato dopo 10 anni, con le istituzioni che neanche riconoscono quanto dovuto per legge. 

 

“La partita del contratto passa proprio da queste semplici considerazioni”, spiega Quici. “Alle legittime aspettative di riconoscimento della parte economica, che sono minime, si aggiunge il rischio di un contratto che sulla parte normativa rischia di peggiorare la già difficilissima qualità del lavoro, cosa ritenuta da CIMO inaccettabile e da questo conseguirà ogni nostra azione sindacale”.

 

“Sono le attuali condizioni di lavoro la vera emergenza sanitaria – conclude il Presidente CIMO – quella di persone, di professionisti in prima linea negli ospedali che miopi strategie istituzionali stanno designando a vittime sacrificali di una politica sanitaria proiettata verso altri obiettivi. Deve essere a tutti evidente che la qualità del lavoro nel presente è la vera partita su cui si gioca il futuro”.


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