Articolo pubblicato su “Sanità24-IlSole24Ore”

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Cimo si allea con il Terzo Settore Sanità no profit e guarda al futuro

L’accordo annunciato oggi dal sindacato dei medici CIMO con ADONP (sindacato della dirigenza medica no profit) e SAMUC (sindacato autonomo dei medici Università Cattolica) è un passo significativo per aprire nuove dinamiche di rappresentanza sindacale e creare valore per tutti i propri iscritti. Le due associazioni, che insieme costituiscono la Federazione Terzo Settore Sanità no Profit – CIDA, pur nel rispetto della propria autonomia, saranno operative in CIMO attraverso una nuova sezione del sindacato dedicata appunto all’ospedalità no profit e religiosa. Il principale impegno sarà quello di sostenere “obiettivi e battaglie” comuni e aumentarne l’impatto in sede dei tavoli sindacali, elaborare piattaforme, proposte, eventuali vertenze a difesa dei professionisti della salute che lavorano nelle strutture ospedaliere, senza distinzioni tra pubblico e privato. E di portare avanti iniziative per l’aggiornamento professionale, oltre a condividere azioni e servizi a favore dei propri rispettivi aderenti.

 

Alla base di questa intesa c’è la comune convinzione che solo una visione più ampia della valorizzazione del ruolo del medico, indipendentemente dal fatto che lavori in una struttura pubblica o privata profit o no profit, permetterà di raggiungere concreti obiettivi di miglioramento della qualità del lavoro nella sanità. E se migliora la qualità del lavoro del medico, migliora l’assistenza al paziente. Appare superfluo ricordare che cercare di difendere gli aspetti legati alla carriera ed al disagio dei medici (quali orario di lavoro, turni di servizio, pronta disponibilità, ecc.) è fondamentale per l’organizzazione del lavoro e delle strutture sanitarie ma, soprattutto, fondamentale per garantire la qualità e sicurezza delle cure ai pazienti e degli stessi operatori sanitari.

 

Non si tratta di un progetto basato su mere buone intenzioni. Ma dettato dalla piena coscienza del difficile momento che attraversiamo e dalla volontà di aprire nuove strade, innovare, abbattere inutili silos, cogliere nuove opportunità per cambiare e rafforzare il sindacato del futuro. Parlare di difficile momento è quasi un eufemismo: la sanità italiana, vittima di una doppia crisi (quella “di settore” che parte dai tagli del 2004 e quella generale dell’economia dell’ultimo decennio), è un cumulo di nodi irrisolti e di occasioni perdute per salvaguardare e promuovere le sue invidiabili caratteristiche di universalità e solidarietà.  Strategie confuse, tattiche sbagliate e coperte troppo corte rischiano di far implodere la forza della nostra competenza nel poter dire/suggerire alla politica le azioni giuste. E nel frattempo il diritto alla salute oggi sembra sempre più dipendere dalla provincia di residenza dell’ammalato e la professionalità medica – che dovrebbe impiegare le sue migliori energie nella proiezione nel futuro, dato il potenziale di questa nostra era digitale – è piegata a logiche di sola “produzione in serie” o peggio costretta all’angolo da deformazioni demagogiche della narrazione politica. Per non parlare poi del contratto della dirigenza medica, fermo da 9 anni è per il quale l’unica certezza è che le risorse per un rinnovo onesto e dignitoso non sono certe.

 

Ma affidarsi all’elenco delle problematiche diventa un atteggiamento ozioso. Non per questo possiamo subire e accettare la narrazione della “progressiva scomparsa” della sanità pubblica. Al contrario, come dimostra l’accordo con ADONP e SAMUC, vogliamo rilanciare e rafforzarci per non disperdere il potenziale che il nostro network professionale e sindacale può esprimere grazie al fatto che, soprattutto negli ospedali, stiamo sul campo ogni giorno e ci sentiamo parte di una società che cambia. Parallelamente, come medici abbiamo una grande responsabilità nel sistema e nella collettività nel ruolo di portatori di competenze e valori, punto di riferimento per gran parte dei cittadini. Come rappresentanza, vogliamo essere aperti, collaborativi ma determinati. Occorre integrare, superare i piccoli steccati determinati dalle diverse specializzazioni professionali nella sanità, perché i problemi del medico delle strutture pubbliche e di quelle private sono in gran parte uguali. Occorre rilanciare la figura del medico e la sua relazione con il paziente anche grazie alla capacità di visione del sindacato, che non sarà mai più quello di ieri e che deve rifondare il suo valore intrinseco anche attraverso la capacità di difendere senza se e senza ma quello che è giusto. Anche economicamente, contrastando svalutazioni al ribasso e accordi a metà per periodiche esigenze elettorali. Il rafforzamento del sindacato non è poi solo nei numeri, ma nella qualità e nella capacità di sostenere i diritti di coloro che vivono in altre realtà oltre a quella del nostro “perimetro storico”, dando così una prova del rinnovamento e senza perdere di vista la stella polare del risultato: anche attraverso di noi, ogni medico deve avere la piena consapevolezza di essere un valore aggiunto per l’economia e la società. E anche che, senza di lui, la Sanità non esiste.

 

Guido Quici, Presidente Nazionale CIMO


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