Cimo su scuola di specializzazione emergenza-urgenza


Cimo scrive alla Lorenzin e alla Fedeli. I posti previsti per la scuola di Specializzazione in Medicina di Emergenza-urgenza, sono del tutto insufficienti. 

 

La progressiva riduzione delle risorse e la cronica carenza di posti letto hanno reso il ruolo del sistema dell’emergenza urgenza ancora più cruciale nella presa in carico delle persone. Ancora oggi in Italia manca una rete unica per l’emergenza-urgenza e la figura di un medico inquadrato in un ruolo unico e dedicato, a tempo pieno, in tutto il processo clinico-assistenziale che inizia proprio dalla presa in carico del paziente, alla sua gestione, fino al trattamento delle patologie e dei traumi tempo-dipendenti.

 

“E’ necessario che i ministri Lorenzin e Fedeli, comprendano che il cittadino si rivolge sempre di più al Pronto Soccorso per ottenere una risposta concreta ed immediata ai propri bisogni di salute. E i numeri parlano chiaro: quasi 24 milioni di cittadini all’anno si rivolgono alle 299 strutture di Pronto soccorso”, spiega Riccardo Cassi, Presidente Cimo. “Il paziente per cercare un aiuto concreto si rivolge al pronto soccorso e quello che trova sono operatori sanitari, non solo i medici, oberati di lavoro che cercano di far fronte alle criticità gestionali, alla carenza di strutture e di personale”.

 

E’ per questo motivo che la Scuola di Specializzazione in Medicina di Emergenza-Urgenza assume un ruolo fondamentale per costituire un gruppo di professionisti capaci di gestire situazioni complesse in tempi brevi, con elevata competenza professionale.

 

“Eppure rispetto alle reali ed emergenti necessità, il numero dei posti di specializzazione previsti nella disciplina è assolutamente insufficiente – continua Cassi – nel 2014 si sono diplomati solo 82 medici specialisti. La Conferenza Stato-Regioni ha stimato un fabbisogno di circa 300 nuovi contratti di specialità all’anno per l’emergenza sanitaria e invece i contratti di formazione per la specializzazione in Medicina d’urgenza finanziati dal Governo, a partire dall’anno 2013/2014, sono solo 50”.

 

CIMO quindi chiede che il numero di contratti di specialità, sia aumentato almeno secondo quanto definito in sede di Conferenza Stato-Regioni. In attesa del nuovo decreto che definirà la disponibilità totale di fondi ministeriali e il numero di posti per ciascuna specialità medica, CIMO condivide con il mondo dell’emergenza-urgenza le preoccupazioni del settore. E’ essenziale che la formazione specialistica del medico di emergenza-urgenza diventi parte integrante del sistema sanitario.


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