CIMO RISPONDE A ROSSI SU INTRAMOENIA

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NO ALLA CRIMINALIZZAZIONE DELLA PROFESSIONE MEDICA PER TORNACONTO POLITICO

 

 La Direzione nazionale di Cimo replica alla proposta di Rossi sull’intramoenia: 

“Il presidente fa campagna elettorale sulla pelle dei medici del Ssn, dei cittadini, cercando di sedersi sulla poltrona di segretario del suo partito”.

 

 

La geniale idea di Rossi – si legge nel documento approvato stamattina –  sortirebbe come unico effetto l’impoverimento del Servizio sanitario nazionale, provocando l’uscita di professionisti di alto livello che invece hanno scelto di lavorare per il servizio pubblico, garantendo l’universalità del Ssn .

 

L’intramoenia è garanzia di libera scelta, di calmiere del mercato dell’offerta e di vera cartina di tornasole della capacità professionali dei medici italiani. Rossi finge di non sapere e sarebbe grave non sapesse davvero, che le liste di attesa non sono figlie della libera professione, ma della inadeguatezza delle strutture pubbliche, sia in termini di tecnologia che di risorse umane e che l’attività libero professionale si fa sempre e solo fuori dall’orario di servizio.

 

 Cosa vuole Rossi? Forse garantire il privato pure sulla pelle dei cittadini?

Si è reso forse conto che il sotto finanziamento del Ssn non risponde alla domanda di salute e pensa di appaltare al private tale attività? O forse che nonostante la sua riforma in Toscana, con gli accorpamenti delle aziende, ha fallito e cerca pertanto un capro espiatorio?

 

Infine registriamo ancora una volta l’atteggiamento della triplice che, se mai ce ne fosse bisogno, non perde occasione di dimostrare di non poter rappresentare la categoria della dirigenza.

 

La Direzione nazionale di Cimo sottolinea con forza che la libera professione è una risorsa,  permette l’abbattimento delle liste d’attesa e migliora l’utilizzo delle risorse del servizio sanitario nazionale.

 

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